Il fantasma dell’amico ritrovato (sui social). Un giallo sulla vita e sulla morte

Il nuovo romanzo di Enrico Fovanna, “Lunedì mi innamoro“ : pagine d’autore per riflettere

Enrico Fovanna, scrittore e redattore de Il Giorno

Enrico Fovanna, scrittore e redattore de Il Giorno

Milano, 26 marzo 2023 -   "La vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non potrebbe esserne una anche più grande". Così scriveva Vladimir Nabokov in “Fuoco pallido”. Ma quanto può essere grande lo stupore di ricevere una richiesta di amicizia da un “fantasma“ su Facebook? Per l’esattezza, da un amico fraterno della propria gioventù morto più di 20 anni prima.

La morte può sorprendere fino a questo punto? Chi è davvero, a scrivere? Se lo domanda Giorgio, il protagonista del romanzo “Lunedì mi innamoro” (Giunti), giornalista come l’autore del libro: il nostro Enrico Fovanna, redattore del Giorno esperto di temi sociali, immigrazione e diritti umani alla sua terza opera letteraria dopo il romanzo d’esordio “Il pesce elettrico” e “L’arte sconosciuta del volo”. Fin dalle prime righe, il lettore si domanda chi si nasconda davvero dietro quel fantasma. Il viso di Febo, questo il suo nome, riaffiora sullo schermo del pc nel 2010 e riporta a galla gli anni Ottanta. Un capitolo della vita che il protagonista si trova a dover ripercorrere per risolvere il mistero. Dalla sua parte Giorgio ha la curiosità e il fiuto del bravo cronista ai quali si aggiungono la memoria e la capacità di non trascurare nessun dettaglio, anche perché sul suo computer custodisce un documento con i ricordi dei suoi anni da ragazzo, quelli da universitario al collegio Fraccaro di Pavia, dove Fovanna ha vissuto per davvero.

La sua prima mossa è mettere alla prova il fantomatico interlocutore: il primo pensiero è che si tratti di uno scherzo di cattivo gusto. Ma il fantasma dimostra (ed ecco un’altra sorpresa) di sapere ogni cosa del vero Febo. Persino cosa teneva sul comodino della sua stanza in collegio, dove l’amicizia era iniziata. Febo: intellettuale, sicuro di sé, seduttore. Giorgio con le radici in un paesino di montagna, più ingenuo e meno intraprendente anche con le donne. Ma i loro mondi di solitudine si somigliano. Loro stessi si somigliano, tanto da innamorarsi della stessa donna senza mai dirselo. E sarà Febo a scoprirsi più fragile: la conquista della libertà, le passioni e i primi passi verso il futuro si perdono nell’eroina, quel mostro nero ritratto anche sulla copertina, che uccide tutti i sogni. Stesso destino di Paolo Molinari, a cui è dedicato il libro, "l’amico che qui ispira il personaggio di Febo – parole dell’autore –, che lasciò questo mondo in un giorno d’inverno del 1998. Nessuno di noi seppe mai cosa fosse davvero accaduto, in quella siringa o nella sua anima".

E se dietro ci fosse una trappola legata al lavoro di cronista? Oppure, ed è l’ipotesi che pare tanto assurda quanto affascinante, se Febo non fosse morto? Se fosse davvero lui a scrivere? Avrebbe trasformato la sua non-morte nella sorpresa delle sorprese. Nel ping-pong narrativo, il lettore rimbalza dagli Ottanta al 2010 e viceversa. Segue Giorgio scavando insieme a lui nella memoria e anche nel presente, mentre riaggancia i rapporti veri, non virtuali, con gli ex compagni di un tempo che la vita ha allontanato. Alla fine il colpo di scena arriva. Una sorpresa più grande della vita o, magari, del mistero della morte? Che sia il lettore a decidere.