ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Francesco Gabbani ospite nelle redazione de Il Giorno: "Il tour e poi il nuovo album"

Il cantante in diretta Facebook fra progetti e bilanci di un anno da incorniciare

Francesco Gabbani al Giorno

Milano, 28 giugno 2018 -  «Si tratta di una tournée anomala se messa in relazione con quella dello scorso anno», spiegava Francesco Gabbani ieri in redazione parlando del giro di concerti che lo riporta sulla strada un anno e mezzo dopo il trionfo di Sanremo con “Occidentali’s karma” e il lungo giro di concerti che l’ha tenuto sulla strada per quarantacinque notti. «Stavolta sono solo sei, ma c’è un motivo; da inizio 2018 ho intrapreso la scrittura di un nuovo album e non volevo portare via troppo tempo e troppe energie alla composizione». Debutto il 6 luglio nella cornice cinquecentesca di Villa Manin a Codroipo.

L’8 luglio pure a Vigevano, nel cortile del Castello Sforzesco.

«Questa cosa mi affascina, sono posti che rapiscono già solo a visitarle, figuriamoci a suonarci».

Ci sono novità nel nuovo spettacolo?

«Ho cercato di shakerare la scaletta del tour passato, andando a ripescare magari qualche vecchio brano tipo ‘Come l’aria’, inserito al tempo nel mio primo album ‘Greitist iz’, in cui scherzavo sulla parola ‘greatest hits’ per sottolineare come il disco di debutto di un cantautore sia per davvero una raccolta del meglio che ha prodotto fino a quel momento».

Dice il proverbio: squadra vincente non si cambia. Lavorerà, dunque, al nuovo album con gli stessi collaboratori di “Magellano”?

«La lavorazione è ancora in fase embrionale, ma la piacevolezza ricevuta dal confrontarmi con i testi di Fabio Ilacqua o gli arrangiamenti di Luca Chiaravalli non esclude che la cosa si possa ripetere. Voglio prendermi, però, tutto il tempo necessario per fare le scelte migliori. Sono molto sereno».

Ma le canzoni le ha già o no?

«Ce ne sono alcune che hanno già una loro anima espressa. Il processo creativo nasce sempre da un’esigenza comunicativa, da qualcosa di non troppo pensato; poi, in fase di ‘ottimizzazione’, subentrano capacità e mestiere».

Ha mai pensato d’incidere un album acustico?

«Sinceramente no. Però, magari, rileggere un giorno il meglio del mio repertorio in quella chiave potrebbe essere un’idea».

Che Gabbani è quello di oggi?

«Ho sempre pensato che il successo, arrivato in età adulta e quindi con una personalità già formata, non mi avesse cambiato. Ma poi ho iniziato a capire che, come tutte le esperienze forti, un po’ ti cambia. Soprattutto cambia la percezione che hai di te stesso rispetto agli altri. Dentro di me continuo ad essere lo stesso di prima, anche se la verità è che, quando mi relaziono con gli altri, non sono più quello».

E la cosa la fa soffrire?

«No. Solo che, quando cammino per strada, non posso più stare tra me e me come accadeva un tempo. Questo sì, che mi spiace».

Tornerebbe a Sanremo?

«Quel palco per me rappresenta un luogo felice, quindi ci tornerei domani. Ma occorre la condizione giusta; una canzone che mi rappresenti appieno. La classifica non mi preoccupa. Ormai ho accettato il fatto che, quanto successo lo scorso anno ad ‘Occidentali’s karma’, sia stato qualcosa di unico ed irripetibile. Una congiunzione astrale quasi impossibile da replicare».

Qual è la prima canzone che ha imparato a memoria in vita sua?

«A parte canzoni parrocchiali tipo ‘Laudato sii, o mi Signore’, ‘Domenica bestiale’ di Fabio Concato. Anche se, forse, non si direbbe per uno come me».

Le è rimasta qualche aspirazione?

«Sì. Diventare un bravo falegname».