Milano – “Danae Festival“ dà il via sabato alla sua XXVI edizione, che sarà di scena fino al 3 novembre, facendo proprio il “Manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri” di Jorn de Précy, dal bel titolo “E il giardino creò l’uomo”. Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani, animatori del Teatro delle Moire, sono i responsabili storici, o meglio gli “agitatori culturali” instancabili del mondo danzante di Danae. A raccontarcelo è Alessandra De Santis.
Quale giardino fiorirà a Danae 2024?
"Il giardino della meraviglia e della contemplazione, un po’ selvatico, al di fuori dello stretto controllo umano, lasciando che la biodiversità culturale e artistica accada; quel piccolo libro green anti-antropocentrico che ci ispira corrisponde bene alle nostre visioni, al nostro interesse per scoprire ‘erbe nuove’, per sorprendere noi stessi, senza sapere dove e come cresceranno".
La lista di artisti-giardinieri è ampia. Prevalgono gli italiani?
"Certamente, per scelta e non solo per necessità e limiti di budget; nel cassetto abbiamo il libro dei desideri da realizzare pescando nel panorama internazionale, sempre davanti a noi".
C’è un progetto che stavolta avete coltivato con speciale cura?
"La dedica a Masaki Iwana, un maestro del Butoh giapponese che a Danae 2019 si è esibito per l’ultima volta, pochi mesi prima della sua scomparsa; sono della partita adesso Moeno Wakamatsu, la moglie, Michel Doneda e Lê Quan Nihn, musicisti, Silvia Rampelli, Francesca Proia, Cristina Negro, Alessandra Cristiani, riuniti per onorarlo".
Quali sono i nomi da scoprire?
"Pierre Piton, svizzero, in ‘Open/Closed’, che sfida spazio ed equilibrio, Ola Maciejewska (Francia-Polonia), in un programma accogliente, che comprende anche camminate inedite: tra l’altro una passeggiata nei suoni degli insetti a cura di Attila Faravelli, Enrico Malatesta e Juan Lopez Onfalo, appassionati di biotremologia, una nuova branca dell’entomologia".
Sono presenti più generazioni. Più uomini o più donne? È un festival queer?
"Le piante sono queer, e anche il festival; da segnalare tra le donne, Paola Bianchi, Olimpia Fortuni, impegnata in un rituale per la madre terra, Rita Frongia, Anna Ghiaccio, Diana Anselmo, con il linguaggio dei segni, e Sara Pranovi, Paola Tintinelli ‘fuorilegge’, Chiara Bersani, Premio Ubu 2018, che presenta il suo ‘Sottobosco’; tra gli uomini Antonio Tagliarini, che davvero studia alla scuola comunale di Milano di ‘Progettazione del verde e giardini’, Ivan Carozzi in un ‘viaggio dantesco’ e Fabrizio Saiu sull’ascolto; ma c’è molto di più, anche ‘fuori catalogazione’, come l’artista Titta C. Raccagni in “Laterale/Cara Milano io provo ad amarti, ma tu“, sull’impegno trans-femminista underground".
Che posto ha Danae, nato negli anni ’90, nel contesto attuale cittadino della danza?
"Cerchiamo di caratterizzarci, con artisti amici, collaborando volentieri con le altre realtà; il festival si svolge infatti in tanti ‘luoghi della danza’, Out Off, Zona K e Fabbrica del Vapore, e in una location nuova, Villa Mirabello in zona Nord, una magnifica casa di delizie costruita nel XV secolo, allora in aperta campagna".