Vera storia di Savitsky il “salvatore d’arte“

"I fatti assurdi di questo romanzo sono veri mentre quelli ordinari sono inventati". Così esordisce Giulio Ravizza - director...

Giulio Ravizza director of Brand, Digital e Media di Eolo romanziere: il suo ultimo libro è “Anche se proibito“ e verrà presentato oggi al Franco Parenti

Giulio Ravizza director of Brand, Digital e Media di Eolo romanziere: il suo ultimo libro è “Anche se proibito“ e verrà presentato oggi al Franco Parenti

"I fatti assurdi di questo romanzo sono veri mentre quelli ordinari sono inventati". Così esordisce Giulio Ravizza - director of Brand, Digital e Media di Eolo - nel suo ultimo libro “Anche se proibito - La folle impresa di Igor V. Savitsky”. Un testo - disponibile in libreria a partire dal 9 maggio, sarà presentato oggi alle 18,30 al Franco Parenti - che racconta la storia di Igor Vitalyevich Savitsky, un ‘Oskar Schindler’ delle avanguardie artistiche. Negli anni ’50 e ’60 riuscì, mettendo a rischio la sua stessa vita, a salvare oltre 80mila opere dalla censura sovietica. Un percorso coraggioso intrapreso per due ragioni: da una parte il trauma della violenza subita in giovane età durante la Rivoluzione d’ottobre e dall’altra la necessità di tutelare un patrimonio artistico appartenente alla collettività.

Ravizza, lei è sia un pubblicitario che uno scrittore: come concilia due anime così apparentemente agli antipodi? "Diciamo che questi due mondi non sono poi così lontani: la pubblicità e la scrittura condividono la volontà di raccontare una storia ma con una grammatica e con modalità differenti. Mi sono imbattuto nella figura di Savitsky per puro caso ma, una volta scoperte le sue imprese, ho sentito il dovere di raccontare le vicende di un eroe sconosciuto ai più".

Come ha conosciuto la storia di Savitsky? "Ho perso un volo e sono rimasto per tre giorni in una piccola territorio desertico chiamato Karakalpakstan. Ciondolando per le vie della città di Nukus mi sono imbattuto in un museo e ho scelto di farci un giro per ingannare il tempo. E in quel luogo sono incappato nella folle storia di Savitsky".

Secondo lei perché il suo protagonista mette a rischio la sua vita in nome dell’arte? "Ho studiato molto questo personaggio e mi sono confrontato con storici, psicologi e archivisti per comprenderlo a 360 gradi. Savitsky è un uomo che ha vissuto un’esistenza molto travagliata: proveniva da una famiglia ricca, di amanti dell’arte che con la Rivoluzione d’ottobre ha perso tutto. I suoi genitori possedevano una meravigliosa dacia in cui custodivano le collezioni d’avanguardie. Un giorno quel luogo idilliaco venne incendiato dai rivoluzionari bolscevichi leninisti. Ecco, penso che Savitsky abbia trascorso la restante parte della sua vita a spegnere metaforicamente quell’incendio e a ricostruire uno spazio sicuro come quello in cui si rifugiava durante l’infanzia".

Viviamo in un presente in cui i conflitti non mancano e molte opere corrono il rischio di andare distrutte o censurate. Spera che da qualche parte, nel mondo, ci sia un Savitsky pronto a metterle in salvo? "L’arte è sempre percepita come un pericolo quando critica a viso aperto il potere, abbattendo ogni forma di propaganda. Non ha mai cessato di essere uno strumento fondamentale per sparigliare le carte in tavola e aprire gli occhi dei cittadini. Sogno un mondo in cui l’arte è libera e in cui le persone riescano ad abbracciarla e a valorizzarla proprio come Savitsky".

Serena Curci