ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Edoardo Bennato ospite nella redazione de Il Giorno: "Una vita rock"

Il cantante a tutto campo: dal dramma migranti a Bergoglio, dalla lirica al musical

INCONTRO Edoardo Bennato con il direttore del Giorno, Sandro Neri, che gli ha donato la lastra della nostra prima pagina del 21 aprile 1956

Milano, 23 giugno 2018 - Edoardo Bennato Show in redazione al Giorno. In studio per parlare di Pinocchio & Co., il tour che lo sta portando in giro per l’Italia con tappa pure agli Arcimboldi il 27 novembre, “Edo” s’impossessa della diretta Facebook come l’arringa-popolo interpretato nel video dell’ultimo singolo “Signore e signori” spaziangrandi esodi del Mediterraneo all’opera lirica, intonando a cappella quella “Non è bello ciò che è bello” scritta originariamente per Luciano Pavarotti. Intanto si prepara a trasformare il suo storico “Burattino senza fili”, rieditato lo scorso anno per il quarantennale con inediti su Mastro Geppetto e Lucignolo, in musical. Frattanto a novembre riprende il tour del musical su Peter Pan che ora, dopo l’anteprima in Oman della versione internazionale, guarda ad Europa ed America.

Le emergenze attuali si ritrovano più sull’ultimo album d’inediti “Pronti a salpare”.

«Un disco che parte dalla considerazione secondo cui il nostro benessere futuro, quello dei nostri figli, non può prescindere in alcun modo dalla soluzione dei problemi del terzo mondo. Quel che succede in questo mondo, nelle megalopoli di Lagos o Addis Abeba ci riguarda più da vicino di quanto si pensi. La gente scappa, ma fino a quando riusciremo ad accoglierla o a fermarla?».

In quei barconi ci siamo pure noi, dunque?

«Sì. Quel disco ha vinto il premio di Amnesty International proprio perché composto da brani d’emergenza. Faccio rock, musica che per me come per i Green Day, gli U2, Dylan o i Doors non è semplice intrattenimento, ma prova a scardinare i luoghi comuni, le frasi fatte, il finto buonismo di chi si compiace di fare dei bei discorsi di tolleranza, per stimolare nell’ascoltatore delle reazioni»”.

Un provocatore.

«Anche se parlo degli scompensi, delle tensioni sociali, sul pianeta terra, io scrivo canzonette, al limite poesie. Quindi è sbagliato pretendere da me delle risposte. Le risposte andrebbero chieste alla politica o a qualcuno che è ufficialmente incaricato per questo e ha il ruolo, la dignità, il consenso, l’autorevolezza per farlo. E la fa pure bene. Papa Bergoglio».

Il 19 luglio del 1980 divenne il primo artista italiano a suonare a San Siro. Aveva ben due album in cima alla classifica ‘Sono solo canzonette’ e ‘Uffa Uffa’.

«Quella del ragazzino emigrato a Milano in cerca di fortuna che in pochi anni si ritrova a suonare a San Siro è una favola a cui nel corso della mia carriera ho avuto la ventura di aggiungerne molte altre. E continuo ad aggiungerne pure oggi».

Ad esempio?

«Il 6 luglio a Pesaro, con uno spettacolo speciale dedicato ai 150 anni della scomparsa di Gioachino Rossini in cui eseguirò i pezzi più ‘rossiniani’ del mio repertorio, a cominciare da ‘In fila per tre’, ‘Dotti medici e sapienti’ o ‘Tutti insieme lo denunciam’, perché pure il compositore marchigiano fa parte del mio patrimonio artistico».

Rimanendo nella metafora favolistica, fra le canzoni che ha nel cassetto ce n’è uno dedicato alla Bella Addormentata, che lei dice essere la sua Bagnoli.

«Nell’89 misi nell’album ‘Abbi dubbi’ un brano intitolato ‘Vendo Bagnoli’ ironizzando sul mancato sviluppo turistico che sarebbe stata la vocazione naturale di quell’area dopo la chiusura dell’Italsider. In tutto questo tempo, nonostante le meraviglie storico-paesaggistiche del luogo, non è cambiato nulla. Da qui l’accostamento con la fiaba. Quello sulla Bella Addormentata è uno dei dieci inediti che ho da parte, ma i tempi di pubblicazione del nuovo album sono legati a quelli della discografia».