Lorenzo
Bises
Quando ero un giovincello amante dell’arte e curioso di tutto quello che è storia, archeologia e mistero, mi interrogavo sempre sui momenti precisi in cui un artista ha dipinto i suoi capolavori. Come li ha pensati, che tempo c’era fuori dalla finestra dello studio, quanti anni aveva e quale fosse la spinta che ha motivato quel soggetto e non un altro. Tutti interrogativi pressoché perduti che alimentano la bellezza della storia dell’arte e ci fanno catapultare in un mondo spesso immaginario fino a quando non arrivano gli studi scientifici a dare sì risposte ma anche ad annientare quel velo di magia attorno alle opere. Alla Pinacoteca Ambrosiana di recente sono state fatte delle analisi diagnostiche su un quadro che ha sempre attirato gli sguardi indagatori di studiosi e tecnici: il San Giovanni Battista.
Sarà Leonardo da Vinci (escluso) o un suo allievo (presunto tale)? C’era una committenza precisa o era un tentativo di emulare il Maestro? La Direzione artistica di Banca Patrimoni Sella & C. ha scelto, dopo quarant’anni dalle ultime indagini, questo dipinto per gli approfondimenti attraverso la fluorescenza ultravioletta (UV) facendo emergere nuovi elementi e consapevolezze. In origine questo giovane San Giovannino così delicato e filiforme era stato attribuito al Caprotti, detto Salaino, discepolo di Leonardo, ma i confronti con il Cristo Redentore nella stessa sala dell’Ambrosiana hanno smentito l’intuizione. Differente l’uso del tratto nel disegno, nella fisionomia e nei colori. Entrambi però raccontano di una committenza importante pronta a elargire ampie possibilità per entrare in possesso di un’opera leonardesca, il culto verso Leonardo dopo la sua morte avvenuta nel 1519 era già diffuso nel milanese e il San Giovannino si colloca proprio in questo periodo. Il suo autore rimane ancora sconosciuto ma sappiamo quanta curiosità e grazia abbiano scaturito i disegni del Maestro che hanno ispirato questa raffinata opera giunta fino a noi.