
Claudia Cangemi
Milano, 16 aprile 2016 - “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”: anche se più giovani, molto più giovani, sino ad averne solo dodici di anni, potrebbero fare propria la celebre frase con cui il grande Paul Nizan chiudeva nel 1931 il suo “Aden Arabia”. Poco meno di un secolo, l’universo è irriconoscibile, ma gli adolescenti non cessano di vivere laceranti turbamenti. Sei i protagonisti messi in scena da Claudia Cangemi, giornalista de Il Giorno, in “Buchi nell’acqua e altri esperimenti”, la raccolta di racconti brevi appena pubblicata per Giovane Holden Edizioni.
Sei ritratti tratteggiati con parole dirette, prive di superflui moralismi, il lnguaggio, ma forse si dovrebbe dire la lingua, dei ragazzi d’oggi, anche i più a modino, e una sensibilità priva di sentimentalismi, come non va più di moda in questi tempi difficili. Carlotta la Cicciona, o almeno così lei si vede, brutta, inutile, sgraziata. Davide il Tormentato, in crisi d’identità, anche sessuale, nella sua mente – e Sartre insegnò che quella può essere tragicamente l’infanzia di un capo, anzi, di un fascista -. Sara l’Amica, vittima di uno scherzo pesante, di quelli che, se pure non ti rovinano irrimediabilmente la vita, ti regalano il dono cattivo di un ricordo amarissimo. E ancora. Chiara la Tredicenne, scusa, la Tredicenne e Mezzo, il primo bacio sul sedile reclinabile di un’auto, ma da tempo sono tutti peccaminosamente reclinabili. Valentina la Figlia, no, la Nipotina dell’Antonia di “Porci con le ali”, e il solito prof marpione che per strategia di seduzione ha sostituito all’improduttiva collezione di stampe giapponesi la chitarra e il the indiano. Ed Emanuele il Messo Meglio, che per fare le fusa alla figlia dell’insegnante d’italiano, scelta già pericolosa, s’inguaia a rubare un gattino al supermercato.
Sarebbe potuta sottotitolarsi “L’assenza” la silloge. Dove sono, al di là delle porte chiuse delle loro camere, anzi, camerette, i padri e le madri dei sei “sfigati” ma quanto umani, quanto sensibili nel loro magari inconsapevole bisogno d’affetto, “sperimentatori” immaginati – e prima conosciuti, silenziosamente, discretamente, studiati? – da Claudia Cangemi? Gli psicologi, razza sciagurata, complici i giornalisti, razza dannata, a getto continuo ci illuminano su mondi sconosciuti, purtroppo, pare, in incessante movimento: il primo valore, l’ancora, dei ragazzi contemporanei è la famiglia, proclamano, smentendosi un paio di mesi dopo: se hanno un dolore, altro che mamma e papà, si confidano con gli amici. Assenza di vera comunicazione, ecco il peccato capitale nell’era della connessione ossessiva. Assenza anche di un momento, ogni tanto, chissà, in attesa del metrò, di autocoscienza. Buona fortuna, Carlotta, buona fortuna, Davide, Sara. E, anche se non consola molto, ricordate il vecchio saggio Guccini, saggio anche da giovane: “Non piangere il giorno del tuo compleanno, ritorna fra poco, soltanto fra un anno”.