CARLA MARIA CASANOVA
Cultura e Spettacoli

Chailly alla Scala a tutto Brahms

Riccardo Chailly, neo direttore musicale della Scala, inaugura la stagione sinfonica nel nome del musicista ungherese

Riccardo Chailly

Milano, 20 ottobre 2016 - Brahms fortissimamemte Brahms. Riccardo Chailly, neo direttore musicale della Scala, inaugura la stagione sinfonica nel nome del musicista ungherese, al quale poi dedicherà anche il suo secondo concerto, in giugno. Oggi con Brahms, sul podio dell’Orchestra Filarmonica, il maestro apre e chiude il programma. Dopo l’Ouverture in re minore (Tragische), dirige la Seconda Sinfonia, chiamata anche “Pastorale”. Delle quattro sinfonie brahmsiane è la più allegra e piena di colore, scritta in un periodo felice (1877) durante un soggiorno estivo a Pörtschach. Gli amici (vedi Clara Schumann) erano entusiasti del gaio umore del musicista, e lo stesso Brahms all’amico Hanslick annunciava la sua ultima fatica come «gaia e gioiosa, da farti pensare che sia stata composta particolarmente per te e per la tua giovane moglie…». La prima esecuzione ebbe un successo clamoroso, tanto che si dovette bissare il terzo tempo. Poi, siccome gli umori, specie nell’arte, sono mutevoli, un anno dopo a Lipsia - diretta dallo stesso autore - la sinfonia non ottenne consensi e Brahms ne fu talmente amareggiato che voleva riscrivere da capo il primo tempo. Non lo fece.

È un allegro ma non troppo che si svolge a dialogo tra il corno e i legni. Se ne ritroveranno tracce in tutta la sinfonia che, a parte il malinconico Adagio ma non troppo de II movimento (tema dei violoncelli molto cantabile), è tutta un fervere di tempi danzanti, vedi minuetti. Tra i due succitati pezzi di Brahms, il programma propone il Concerto n. 1 in mi bem. magg. per pianoforte e orchestra di Liszt, solista il giovane emergente Benjamin Grosvenor. Liszt, sappiamo, è un grande protagonista, un mattatore, e tale il suo pianismo. Fin dall’Allegro maestoso iniziale la tastiera si impone con toni eroici. Non solo. Liszt si compiace di esibire “onnipotenza tecnica”. Basti pensare che il suo spunto virtuosistico era Paganini, sempre teso al superamento dei limiti fisici del violino. Non si trattava di esibizionismo acrobatico ma di rivelazione di nuove potenzialità del suo strumento e di scoperta di nuovi mondi sonori. Il concerto n1. fu eseguito a Weimer nel febbraio 1855, dopo 15 anni di ripensamenti, diretto da Berlioz e con lo stesso Liszt al pianoforte. Si è capito che, alla tastiera, occorre qualcuno di un po’ speciale. Lo è il britannico Grosvenor (1992) ultimo di cinque fratelli e fanatico del pallone. Talentuosissimo giovane, carico di primi premi, pare che la sua prima preoccupazione sia di non essere considerato “enfant prodige” anche se ha iniziato a studiare musica a sei anni con sua madre insegnante di pianoforte e a 11 ha vinto il concorso della BBC. «No, no - insiste a dire lui - io non ho un talento eccezionale». Teatro alla Scala, ore 20 (repliche 21 e 22).