MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Carmela Remigio è Donna Elvira: "Ci commuove con la sua fragilità"

Star della lirica internazionale, il soprano milanese è in scena a Roma con il Don Giovanni diretto da Barkhatov

Il soprano Carmela Remigio che interpreta Donna Elvira in “Don Giovanni“ per la regia di Vasily Barkhatov L’opera è in scena fino a stasera alla Basilica di Massenzio per il Caracalla Festival di Roma (foto di Fabrizio Sansoni)

Il soprano Carmela Remigio che interpreta Donna Elvira in “Don Giovanni“ per la regia di Vasily Barkhatov L’opera è in scena fino a stasera alla Basilica di Massenzio per il Caracalla Festival di Roma (foto di Fabrizio Sansoni)

Solare ed empatica con tutti, Carmela Remigio è "l’amica del cuore" che tutti vorrebbero incontrare. Star della lirica italiana e internazionale, il soprano "milanese" è in scena in "Don Giovanni" di Mozart, libretto di Lorenzo da Ponte, alla Basilica di Massenzio per il Caracalla Festival di Roma ideato e diretto da Damiano Michieletto; sul podio Alessandro Cadario, regia di Vasily Barkhatov. Un cast eccellente composto da Roberto Frontali che debutta nel ruolo del titolo; Leporello è Vito Priante Masetto Mihai Damian, il Commendatore Gianluca Buratto, Don Ottavio Anthony León, Zerlina Eleonora Bellocci, Donna Anna è Maria Grazia Schiavo. Donna Elvira, moglie abbandonata all’inseguimento del seduttore ha la voce e il volto di Carmela Remigio.

È di nuovo Donna Elvira... "Una figura femminile dai sentimenti contrastanti e, nello stesso tempo, commovente per la sua devozione amorosa. Non è una stupida, semplicemente è una donna innamorata. Nonostante tutto crede di poter salvare Don Giovanni, lei sa che è fragile. Nella divertente e drammatica regia di Barkhatov, Elvira rincorre l’incantatore cercando di sottrarlo all’alcool e alle inutili conquiste. Una lettura diversa dalle solite, ma il melodramma, ne sono convinta, deve andare di pari passo con le altre espressioni artistiche del nostro tempo. Lo sviluppo che c’è stato negli ultimi decenni nell’arte contemporanea deve far riflettere tutti. E l’opera non può rimanere indietro".

E lei com’è quando ama? "Come lo ero all’inizio quando ho incontrato Antonio, oggi mio marito. (Di Sabatino, gastroenterologo Ospedale San Matteo e Università di Pavia nda). Quando ci siamo conosciuti avevo già debuttato alla Scala, lui ero uno specializzando in medicina, ci siamo affiancati, sostenuti nella nostre carriere, oggi è primario al San Matteo, stiamo insieme da 25 anni, i suoi valori scientifici sono entrati nella mia vita, la mia arte nella sua. E’ sempre stato appassionato di musica classica, lirica, suona il violoncello, frequenta la Scala molto più di me. Il nostro rapporto è sempre stato sereno, basato sul donare e il ricevere reciprocamente, le nostre strade non potevano che intrecciarsi".

Ha scelto Milano per viverci, che cosa le ha dato? "Un approccio diverso al mondo. Sono nata a Pescara, ho vissuto a Bologna, Milano mi dato la possibilità di partecipare alla cultura, di avere la possibilità di scegliere ogni sera fra vari spettacoli teatrali, concerti, di visitare mostre e musei, di andare alla Scala. Mi sono subito sentita parte della città come se vi fossi nata; è la metropoli in cui in tanti vorrebbero trasferirsi ma è troppo costosa".

Ha debuttato giovanissima alla Scala. "A 21 anni in "L’Incoronazione di Poppea" di Monteverdi, mi chiamavano: "baby cantante". Ho interpretato Mozart, Rossini, tornare nel teatro della mia città è un sogno. Dopo la fase mozartiana mi sono orientata verso il belcanto dando voce alle regine donizettiane, per la mia interpretazione di "Anna Bolena" ho vinto il Premio Abbiati; dall’età di cinque anni violino, prima di passare al canto, non potevo che lasciarmi sedurre dall’opera barocca. Confesso che mi piacciono anche i ruoli del Novecento poco eseguiti come "La donna serpente" di Casella, senza dimenticare alcune donne di Puccini e Verdi. Adesso sto lavorando a un’opera quasi sconosciuta di Scarlatti, poi al festival Donizetti di Bergamo sarò "Caterina Cornaro". L’aver debuttato molto presto mi ha insegnato a pensare a lungo prima di intraprendere un nuovo ruolo, se il successo arriva a 20 anni devi proteggerlo, non buttarlo via in parti sbagliate, nella lirica non bisogna avere fretta".

Cosa fa quando stacca dal lavoro? "Abbiamo cinque gatti, occuparmene mi rilassa".