GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Alessandro e Gautier: che MiTo fare un concerto insieme

Al Dal Verme Cadario e Capuçon, amici e coetanei

Alessadro Cadario dirigerà l’orchestra dei Pomeriggi Musicali

Milano, 9 settembre 2017 - Due amici e tanta musica, perché quando si suona insieme l’amicizia non può che nascere. Il violoncellista Gautier Capuçon e il direttore Alessandro Cadario con l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano, oggi alle 17, al Teatro Dal Verme per il festival MiTo, in un programma che rivela le loro affinità musicali: Claude Debussy, Camille Saint-Saëns, Gabriel Fauré, Nicolas Bacri, Maurice Ravel. Stessa età, trentasei anni e un grande talento da ascoltare, li abbiamo incontrati durante una pausa delle prove.

Quando avete incontrato la musica?

G.C. «Subito, mio fratello è violinista. Avevo da poco compiuto quattro anni quando i miei mi hanno regalato un violoncello: un colpo di fulmine, uno strumento fisico, vicino al mio modo d’essere».

A.C. «Da piccolo, ho cominciato studiando violino, canto corale, poi mi sono innamorato della composizione e della direzione».

Come avete affrontato i brani che eseguirete?

G.C. «Sono felice di suonare a MiTo, con Alessandro. Il Concerto per violoncello e orchestra n.1 di Saint-Saens è un meraviglioso concerto della tradizione romantica francese, è teatrale, il violoncello dialoga con l’orchestra».

A.C. «Anch’io amo questo repertorio, si sviluppa attorno alla ricerca del suono, nella libertà, Debussy e Ravel, la loro ricerca del dettaglio, del colore e della sfumatura stimolano il mio animo francese, nutro un’autentica passione per “Ma mère l’oye” di Ravel».

Cosa significa per voi lavorare con artisti stranieri?

G.C. «È sempre fonte di arricchimento. La musica è l’unico linguaggio che varca i confini, ti permette di comunicare con persone di altre culture».

A.C. «In Conservatorio impari dai tuoi insegnanti, in concerto dai colleghi con cui ti esibisci. Quando suona, Gautier rivela una sensibilità straordinaria».

Preferite esibirvi nei vostri Paesi o all’estero?

G.C. «Credo che ogni concerto, ogni pubblico abbia la sua importanza e le sue peculiarità».

A.C. «Mi piace lavorare in Italia, coltivare la musica e diffonderla il più possibile. Lavorare all’estero è importante, ogni pubblico rivela sue caratteristiche ed è bello incontrarle».

Come avvicinare il grande pubblico alla musica classica?

G.C. «La classica c’è da sempre, immortale nei secoli. È per tutti, non è vero che è difficile accostarsi, chiunque può ascoltarla e innamorarsene. Basta provare».

A.C. «Sono sempre più convinto, come direttore, che l’interpretazione debba confrontarsi con il presente, non essere la riproposizione di una tradizione, una noiosa routine. Deve essere viva, nel rileggere una partitura cerca di mettere la tua arte».

E come proporla ai bambini?

G.C. «Ho due figlie, Fée ha otto anni e Sissi cinque, mia moglie Delphine Borsarello è violoncellista, in casa nostra si suona e si ascolta tanta musica. Ai genitori consiglio: accompagnate i vostri piccoli ai concerti, alle prove, fategli scoprire i diversi strumenti dell’orchestra. Ascoltare la musica dal vivo è sempre un’avventura affascinante».

A.C. «Facendoli suonare insieme, cantare in un coro, non per diventare musicisti da grandi, ma per conoscerla, chi scopre la grande musica non l’abbandona più».

Cosa fate quando non lavorate?

G.C. «Mi piace stare in famiglia».

A.C. «Vado a teatro o a cena con gli amici».