ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Attorno alla Deposizione di Tintoretto. Quattro artisti contemporanei sfidati da un grande capolavoro

Al Museo Diocesano il dialogo tra mani, idee e tempi molto diversi. Per trovare nuove chiavi di lettura. Il critico Vasari disse del maestro: "Ha superato la stravaganza con le nuove e capricciose invenzioni".

Al Museo Diocesano il dialogo tra mani, idee e tempi molto diversi. Per trovare nuove chiavi di lettura. Il critico Vasari disse del maestro: "Ha superato la stravaganza con le nuove e capricciose invenzioni".

Al Museo Diocesano il dialogo tra mani, idee e tempi molto diversi. Per trovare nuove chiavi di lettura. Il critico Vasari disse del maestro: "Ha superato la stravaganza con le nuove e capricciose invenzioni".

Dal sole finalmente risplendente pure sul Parco delle Basiliche, fin dentro l’ombra del Museo Diocesano cui il verde fa da cornice. Non poteva esserci condizione meteo migliore per apprezzare, ieri, l’inaugurazione di “Attorno a Tintoretto. La Deposizione. Quattro artisti contemporanei sfidati da un capolavoro” (fino al 25 maggio). Ovvero, l’enorme tela realizzata intorno al 1560-62 (destinata a Santa Maria dell’Umiltà alle Zattere a Venezia, chiesa dei Gesuiti poi soppressa e demolita), raffigurante il Cristo morto, svelato e seminascosto al centro della scena, circondato da personaggi, staccato dalla croce prima della sepoltura. Opera prestata dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia: "Significativa occasione – ha dichiarato il direttore Giulio Manieri Elia – questa apertura di dialogo con il Diocesano, dove ottima è la scelta della mia collega Nadia Righi per aver voluto valorizzare un dipinto di straordinaria capacità comunicativa". In una stanza buia, la “Deposizione”, visione fortemente ravvicinata come un close-up cinematografico, coinvolge e travolge gli spettatori.

“Attorno”, in altrettante stanze meno cupe, altrettanti artisti contemporanei interpretano le possibilità generative del capolavoro del passato, avendo incrociato fra il 2022 e il 2025 esperienze presenti, intime, personali: Luca Bertolo, “Veronica #1”, il velo dispiegato dalla Veronica ma senza il volto di Cristo; Jacopo Benassi, “1943”, corrispondente all’anno di nascita della madre, che aveva conservato sopra il letto, fino alla morte, il dipinto del figlio realizzato a 18 anni copiando la “Deposizione” di Caravaggio; Alberto Gianfreda, “Materia comune”, frantumati manufatti di ceramica, metafora anche del corpo che con il sacrificio si fa mensa; Maria Elisabetta Novello, “Morte e vita, /la morte nella vita. Vita e morte, /la vita nella morte”, installazione grigio chiaro e grigio scuro sul pavimento con i versi del poeta Carlo Michelstaedter, nato nel 1887, morto tragicamente a 23 anni. Insomma, “c’è vita nella morte”.

Così entrare nel Museo ieri si è capito ancor meglio, grazie al ‘gioco’ magnificamente orchestrato da Giuseppe Frangi. Solo un avvertenza: attenzione a non inciampare nei gradini da una stanza all’altra, in ombra, spaesati e trascinati da Tintoretto: "Il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura, come si può vedere in tutte le sue opere e ne’ componenti delle storie fantastiche e fatte da lui diversamente e fuori dell’uso degli altri pittori: anzi ha superato la stravaganza con le nuove e capricciose invenzioni e strani ghiribizzi del suo intelletto", parola di Giorgio Vasari (1568).