Zakia: "Vi racconto il mio Luca. Ecco chi era l'ambasciatore ucciso in Congo"

La vedova del giovane rappresentante dell’Italia ucciso in Congo parla per la prima volta

L’ambasciatore italiano ucciso in Congo, Luca Attanasio, con la moglie Zakia Seddiki

L’ambasciatore italiano ucciso in Congo, Luca Attanasio, con la moglie Zakia Seddiki

Limbiate (Monza e Brianza) - "Era il mio Luca", dice Zakia, rimasta vedova il 22 febbraio scorso, quando in Congo è stato ucciso l’ambasciatore italiano, Attanasio, cresciuto a Limbiate. A poco più di 6 mesi dall’agguato costato la vita all’ambasciatore, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, la moglie di Luca Attanasio, Zakia Seddiki racconta la sua vita con quest’uomo speciale, morto a soli 43 anni, la cui vicenda ha profondamente scosso non solo Limbiate, che non dimenticherà mai le migliaia di persone venute qui per l’ultimo saluto dopo i funerali di Stato a Roma, ma l’Italia intera. Finora sempre lontana da taccuini e telecamere, Zakia ha scelto di raccontarsi per un video realizzato da Luci nel mondo per Missio, organismo pastorale della Cei.

"Era il mio Luca" sono le prime semplici parole che Zakia pronuncia nel soggiorno della sua casa, con alle spalle una bel primo piano di Luca e una foto in cui sono insieme felici e abbracciati in una piscina. "Una persona speciale per tutte le persone che l’hanno conosciuto. Era molto spontaneo, è sempre stato un bambino dentro. Era molto sensibile e sapeva ascoltare", racconta. Nei dieci minuti del video documentario in cui scorrono anche tante immagini delle attività dell’ambasciatore Attanasio, Zakia racconta i suoi 10 anni con Luca.

"La nostra storia d’amore è iniziata l’11 febbraio 2011 in Marocco. Era appena arrivato per fare il console generale. Ci siamo conosciuti tramite un amico comune. Eravamo due giovani, ci siamo incontrati, abbiamo avuto alti e bassi, come tutti, ci siamo messi d’accordo su molte cose, su altre no. Ma tra noi c’è stato sempre un grande rispetto e la decisione di continuare la vita insieme. L’ho seguito a Roma, poi in Nigeria e poi in Congo. Oggi abbiamo 3 bimbe nate da una storia d’amore. Il padre non c’è più, ma ci sarà sempre nel nostro cuore".

Zakia non nascose la preoccupazione per la trasferta in Congo "Ho detto di no all’inizio, dopo i problemi avuti in Nigeria, c’era già la bimba più grande, Sofia". Poi la decisione di andare insieme, perché entrambi convinti del valore della testimonianza come famiglia. Anche negli spostamenti interni in Congo, Luca e Zakia erano sempre insieme, come avrebbero dovuto essere nell’ultimo viaggio a Goma. "Mia mamma non poteva restare con le bimbe e così Luca quel giorno è andato da solo", ricorda oggi, sottolineando che Luca era sempre stato molto attento e pianificava sempre gli spostamenti con grande attenzione. "Ha testimoniato che si può fare l’ambasciatore non solo dietro la scrivania, ha testimoniato che si possono fare le cose se si vuole, ha testimoniato di poter vivere il suo lavoro come una missione".