AGATA FINOCCHIARO
Cronaca

Variante indiana Covid, Galli: "Stesso allarme con Omicron. Serve cautela"

L'infettivologo avverte: "Sarà un'estate difficile. I fragili facciano subito la quarta dose. Aspettare il nuovo vaccino anti Omicron in autunno sarebbe troppo rischioso". Escluso nuovo lockdown ma restano tante incognite

Variante indiana Covid, Galli: "Stesso allarme con Omicron. Serve cautela"

La prima estate con i contagi Covid in risalita, spinti da Omicron e dall'allentamento delle restrizioni, e con la scoperta di una variante di seconda generazione, la BA.2.75 (o variante indiana), che potrebbe rivelarsi ancor più contagiosa e sfuggente rispetto al vaccino, ha forse spiazzato chi pensava che le temperature africane dei giorni scorsi e la ripresa delle attività all'aria aperta potessero "domare" il virus (come nell'estate 2021) ma non sorprende Massimo Galli, già direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.

Professor Galli, si aspettava questa ondata estiva? "Certo, e quella che vediamo è solo la punta dell'iceberg. I numeri dei contagi sono molto più alti di quelli ufficiali perché tante persone fanno il tampone a casa e non denunciano di essersi infettate. Senza contare gli asintomatici, che con questa variante sono tantissimi".

Come mai il caldo non ha fatto la sua parte nel 'raffreddare' i contagi, com'è avvenuto l'estate precedente? "Dobbiamo considerare due cose. Anzitutto non è la prima volta che in estate ci sono importanti epidemie da virus respiratori. In passato alcune sono iniziate con un clima mite: la spagnola è cominciata in primavera, l'asiatica è arrivata a Napoli ad agosto, anche l'influenza pandemica del 2009 è arrivata verso la fine dell'estate e ha avuto il picco in ottobre. Non è questione di temperature, ma di trovarsi in tanti al chiuso e di maggiore contagiosità del virus. In secondo luogo, l'anno scorso Delta è arrivata in ritardo in Italia, e questo ha evitato che potessimo avere un'estate 'calda' sul fronte dei contagi. In compenso quest'anno abbiamo il vantaggio di avere un numero molto alto di 'trivaccinati', e questo fa sì che la nostra capacità difensiva sia di gran lunga superiore nei confronti delle varianti e minore sia la probabilità di finire in ospedale. Anche se, con tanta gente che si infetta, è scontato che aumenti il numero assoluto di chi viene ricoverato. Ma dal punto di vista percentuale il numero è di gran lunga inferiore rispetto a quanto avveniva in passato". Mentre fatichiamo a contenere Omicron 5 si affaccia la nuova variante indiana, identificata come BA.2.75 e secondo alcuni esperti più contagiosa e persino sfuggente al vaccino perché presenta 8 mutazioni, il maggior numero finora riscontrato. Lei che idea si è fatto? "Anche Omicron 5, e prima ancora la 2, presentavano un elevato numero di mutazioni e anche allora era stata espressa la preoccupazione che potessero 'bucare' la protezione offerta dai vaccini. Poi abbiamo visto che così non è stato rispetto alle forme più gravi dell'infezione. Non mi sembra che allo stato attuale dei fatti e della conoscenza della nuova variante BA.2.75  ci debba essere un allarme significativo per quanto attiene alla capacità del vaccino di continuare a difendere sul versante dei casi gravi dell'infezione. Occorre cautela prima di far passare messaggi allarmistici. Certo, resta fondamentale continuare a monitorare le variazioni del virus e seguirne le evoluzioni per evitare di trovarsi impreparati".

La quarta dose per over 80, fragili e immunodepressi è stata un flop. Molti l'hanno rinviata pensando che in estate il virus avrebbe rallentato la sua corsa o ritenendo che in autunno sarebbe arrivato un nuovo vaccino. Cosa ne pensa? "Non avremo un'estate tranquilla, quindi chi ha condizioni di fragilità deve fare subito la quarta dose, anche perché abbiamo visto come il vaccino anti Covid, seppure non sia in grado di evitare l'infezione, soprattutto con queste varianti molto contagiose, riesca a evitare comunque i casi gravi.  Inoltre in autunno non avremo un vaccino polivalente vero  ma, secondo quanto è previsto, dovrebbe arrivare un siero impostato su Omicron 1, che dovrebbe fornire una copertura migliore rispetto alla possibilità di infettarsi con le altre varianti e sottovarianti del filone aperto da Omicron. Non sappiamo ancora quanto maggiormente ci proteggerà sotto l'aspetto immunitario e quindi di difesa dall'infezione in quanto tale, non solo dalle forme gravi. La speranza, piuttosto, è che arrivi un numero sufficiente di dosi".

Possiamo prevedere cosa ci aspetta in autunno, guardando ora la situazione in Australia? "C'è un lasso temporale importante, sufficiente a far sì che da qui al nostro autunno possa comparire qualcosa ancora di diverso perché l'andamento evolutivo preso dal virus negli ultimi mesi mi sembra estremamente rapido, in un contesto dove probabilmente anche la pressione esercitata dai sistemi immunitari semi-immunizzati di molti vaccinati può avere un ruolo ulteriore nella selezione di nuove varianti che vengano a manifestarsi. Siamo passati da Omicron 1 a 5 con grande rapidità, bisogna vedere se ci fermeremo qui o se si avrà un'ulteriore accelerazione nell'arco di quello che è l'inverno australe, cioè la nostra estate. Inoltre questo atteggiamento da liberi tutti che mi sembra assolutamente dominante dalle nostre parti presenta più di una incognita, se vogliamo chiamare 'incognita' la relativa certezza che abbiamo di dover pagare qualche scotto".

Alcuni esperti hanno parlato di un possibile lockdown in autunno, che ne pensa? "E' anacronistico. Non possiamo pensare di richiudere tutto perché non siamo nelle condizioni di sostenere un nuovo lockdown. Siamo però nelle condizioni di dover continuare ad avere una sorveglianza molto attenta delle variazioni delle varianti per adottare misure di volta in volta adeguate".

E del ritorno alle mascherine? "Le Ffp2 dovrebbero continuare ad essere indossate da tutti sui mezzi pubblici e dai fragili anche nei luoghi chiusi. Una metropolitana affollata d'estate non è meno pericolosa di una affollata d'inverno".

Parliamo di un altro virus, il vaiolo delle scimmie. Dobbiamo preoccuparci? Dierei di no. Il vaiolo delle scimmie è si pericoloso ma viene trasmesso per contatto diretto, più stretto, e non nelle modalità del Coronavirus. Questo vuol dire che quando viene identificato un focolaio di infezione, i contatti possono essere seguiti e quarantenati per evitare l'ulteriore diffusione, perciò non mi aspetto il disastro avvenuto a marzo 2020, quando il Covid circolava liberamente anche con uno starnuto".

La giornalista Lorella Bertoglio e Massimo Galli
La giornalista Lorella Bertoglio e Massimo Galli

Nel libro intervista "Gallipedia" della giornalista Lorella Bertoglio lei fa il punto sulle malattie di cui si è occupato nella sua lunga carriera ma parla anche di sé. Com'è nata l'idea? "Lorella, che conoscevo da tempo e stimo, è riuscita ad estorcermi notizie della mia vita privata, che non immaginavo potessero interessare ai lettori, ma dato il successo del libro evidentemente mi sbagliavo. In realtà il mio obiettivo era tentare un'operazione divulgativa su una serie di malattie che ho incontrato nell'arco della mia storia professionale, con particolare riferimento alla rilevanza delle malattie emergenti, e alla problematica riguardante lo sconvolgimento degli ecosistemi e del clima, e -  ultimo ma non ultimo - il grande aumento della popolazione mondiale. Io sono nato in un periodo in cui gli esseri umani sulla terra erano meno di tre miliardi, ora siamo quasi 8 miliardi. Questo è un evento che non ha precedenti nella storia della nostra specie. La globalizzazione poi ha fatto il resto, consentendo a una malattia di essere portata da un capo all'altro del mondo in brevissimo tempo".

Dobbiamo aspettarci altre pandemie? "Purtroppo c'è questa moda non sopita di acquistare animali selvatici come animali di compagnia, che implica il trasferimento da un continente all'altro di specie che possono essere portatrici di infezioni anche serie. Non dimentichiamo che lo scrigno di Pandora è sempre molto pieno. Più trattiamo con eccessiva confidenza gli animali selvatici, più ci ritroveremo con amare sorprese come dimostra la storia del Coronavirus".

Ha in cantiere altri libri? "Sto scrivendo un libro sull'influenza anche perché c'è una serie di analogie importanti soprattutto con la storia dell'influenza dell'ultimo secolo e di considerazioni anche politiche che meritano di essere fatte. E poi... faccio outing: sto scrivendo un libro di fantascienza, sono le storie che mi racconto per conto mio". 

Nessuno si aspetta un libro di fantascienza da un infettivologo...  "E' quello che mi dicono le case editrici, e poi sembra che oggi la fantascienza non piaccia a nessuno. Ma io vado avanti, anche se ho poco tempo. Mi piace la fantascienza e sono abbastanza legato a quella classica dei ruggenti anni '60-'70. Se devo pensare a qualcosa di analogo, per come si dipana la mia storia in racconti paralleli, mi viene in mente "Il trono di spade". Nel mio libro c'è una umanità che sta in un pianeta diverso dal nostro e ha una biologia con cui misurarsi differente da quella umana. L'aspetto epidemie e pandemie non l'ho sviluppato anche perché era prevedibile da uno come me. Ma ci sarà nel prequel delle storie che ho scritto. Non voglio anticipare altro per non togliere la sorpresa ai miei futuri lettori".