Siccità, neve dimezzata e fiumi in secca: Lombardia tra le 10 zone più colpite d’Europa

Malgrado l’inverno si registra una carenza d’acqua senza precedenti: “Rischiamo l’estate più calda e arida della storia”

Immagine satellitare del fiume Po, confronto tra il 2013 e la situazione attuale

Immagine satellitare del fiume Po, confronto tra il 2013 e la situazione attuale

Da quasi un mese, malgrado l’inverno, l’Italia sta vivendo un periodo di siccità senza precedenti. Rispetto all’anno scorso, la neve sulle Alpi è più che dimezzata, fiumi e laghi sono a secco e le coltivazioni soffrono di una grave carenza d’acqua. Ma il peggio deve ancora venire. Nel 2022 si è registrata la peggiore siccità degli ultimi secoli: la prossima estate, senza accumulo di neve e ghiaccio, la situazione rischia di essere addirittura peggiore.

Il riscaldamento globale sta alterando il clima portando il nostro Paese sempre vicino alle temperature tropicali. La crisi climatica provocata dall’uomo e dal consumo di combustibili fossili sta già colpendo il Mediterraneo molto più di altre zone del mondo. In particolare, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono tra le dieci regioni europee più esposte agli eventi meteorologici estremi.

 

Siccità dalle Alpi al delta del Po

Le temperature di questo febbraio sono, di fatto, primaverili. Legambiente ha lanciato l'allarme: la neve sull’arco alpino è il 53% in meno dell’anno scorso, mentre il fiume Po, ha “un deficit di acqua del 61%”. Anche l’associazione degli agricoltori Coldiretti ha spiegato che “la situazione è peggiore di quella dello scorso anno”. Quest'anno in Italia “verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno” e per tornare alla normalità, servirebbe “oltre un mese di pioggia”.

La situazione dei ghiacciai sulle Alpi “è molto critica”, secondo il presidente del Comitato Glaciologico italiano, Valter Maggi. “La siccità prosegue dall'inverno scorso, quando c'era stato un terzo delle precipitazioni nevose medie. I ghiacci si sono ritirati di centinaia di metri e il fenomeno va avanti. Anche questo inverno è nevicato poco. Sotto i 3.000 metri, i ghiacciai sono a rischio”.

Il presidente dell’Associazione dei consorzi di bacino, Francesco Vincenzi, ritiene che “dopo due annate siccitose ed una terza all'orizzonte, il sistema idrologico dell'Italia Settentrionale è ormai fuori equilibrio, ed incapace di tornare autonomamente ed in breve tempo ad una condizione di normalità. La situazione è talmente deteriorata che necessiterebbero lunghi periodi di piogge regolari per apportare significativi incrementi ad un bilancio idrico largamente deficitario”.

 

Cambiamento climatico ed eventi estremi

L’aumento di eventi climatici estremi come la siccità è causato dal riscaldamento climatico. Il meteorologo Lorenzo Tedici spiega che “le temperature in Italia sono salite di almeno 1 grado rispetto ai livelli pre-industriali, in alcune città del Nord di quasi 1,5. Lo zero termico oggi è a 3.000 metri, un valore che in media si aveva a maggio. Piove e nevica meno, e il caldo fa evaporare l'acqua e sciogliere la neve prima. Sulle Alpi quest'anno è caduto 1 metro di neve, ma si è già sciolta”.

Mai, nella storia dell’uomo, gli eventi metereologici estremi si sono registrati con la frequenza e la gravità degli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, soltanto quest’anno le città italiane sono state colpite da 310 fenomeni estremi: il 55% in più rispetto all’anno scorso.

Indice del problema è la rapidità con cui questi eventi stanno aumentando. Erano 19 nel 2010, poi 28 nel 2012, sono arrivati a 169 nel 2018, per finire ai 310 del 2022. Il riscaldamento globale sta cambiando in modo inedito il clima e il Mediterraneo è una delle aree terrestri in cui l’impatto è maggiore.

In Italia è in atto una tropicalizzazione del clima che, spiega Coldiretti, “si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi e prolungati periodi di siccità che compromettono le coltivazioni nei campi e mettono a rischio la sovranità alimentare dell'intero Paese”.

 

Cosa fare, nel proprio piccolo

Secondo la comunità scientifica, un ulteriore aumento delle temperature è inevitabile, ma non è troppo tardi per impedire che aumenti di più di 1,5° gradi Celsius nei prossimi decenni.

Altrimenti, le conseguenze sarebbero disastrose: scioglimento dell'Artico, cambiamento delle correnti oceaniche, innalzamento del livello dei mari, aumento esponenziale di eventi estremi come siccità, cicloni, incendi e violente nevicate.

Per impedirlo, è fondamentale ridurre le emissioni di CO2. Già ora, l’Organizzazione mondiale della sanità calcola che entro il 2030 il cambiamento climatico provocherà oltre due milioni di morti. Ognuno, nel suo piccolo, può comunque contribuire a salvaguardare l'ambiente, seguendo alcune indicazioni:

1) Non sprecare acqua.

2) Mangiare carne massimo due volte a settimana.

3) Evitare gli sprechi e comprare prodotti a km 0.

4) Differenziare i rifiuti.

5) Ridurre i consumi elettrici.

6) Abbassare i termosifoni d'inverno e limitare i condizionatori d'estate.

7) Preferire il trasporto pubblico all’automobile.

8) Fare pressione politica sui propri governanti.

9) Votare anche in base ai programmi sul clima.