Ospedali in trincea: in Lombardia 13 violenze al giorno contro gli operatori sanitari

In un anno in Lombardia 250 pestaggi e 4.720 operatori aggrediti. Un episodio su tre in pronto soccorso, infermieri tra le vittime più frequenti. E c’è chi organizza corsi di autodifesa

Medici e infermieri nel mirino

Medici e infermieri nel mirino

Milano – Sono stati 4.720 gli operatori sanitari e socio-sanitari vittime di episodi di violenza verbale, fisica o che ha comportato danneggiamento di oggetti nel 2023 in Lombardia, per un totale di 4.836 episodi, di cui il 30% avvenuti in Pronto soccorso.

I numeri comunicati al ministero della Salute dal Centro Regionale per la Gestione del Rischio Sanitario e la Sicurezza del paziente sono sicuramente sottostimati, ma la fotografia che emerge è molto chiara: gli infermieri le vittime più frequenti, con ben 2.817 casi, così come le donne e i più giovani. Va detto che quando si parla di aggressioni quelle verbali sono la maggioranza, ben 3.446, mentre quelle fisiche che comportano conseguenze per le vittime sono di meno, tanto che all’Inail nel 2022 (ultimo dato disponibile) sono stati accertati 250 casi di aggressioni in Lombardia diventate infortunio sul lavoro, di cui 44 nel Bresciano (erano 28 nel 2019), che guida la classifica.

Tempi di attesa, tipologia di utenza, lavoro in solitaria sono tra i fattori che, secondo l’Inail, influiscono sulla probabilità di accadimento di questi episodi. Se gli infortuni sono minoritari, è comunque positivo che si raccolgano anche le segnalazioni di aggressione verbale o i danneggiamenti di oggetti. Nelle Asst che operano nel territorio di Ats Brescia, ad esempio, nel 2023 ci sono stati 921 episodi, circa 2,5 al giorno: tanti, ma il fatto che vengano rilevati significa che c’è attenzione a qualunque gesto possa creare un clima di insicurezza o destabilizzare anche psicologicamente chi ne è vittima.

Oltre al monitoraggio, le Asst si sono pian piano organizzate per tutelare il proprio personale. Emblematici i corsi di autodifesa per il personale sanitario di Monza, tenuti dagli istruttori della polizia di Stato. In tutta la Regione sono, inoltre, 21 le strutture sanitarie (per lo più tra Milano, Monza e Lecco) che hanno attivato il pulsante di allarme per chiamare il 112. Nel Bresciano, l’Asst Spedali Civili ha rafforzato il rapporto con la Questura di Brescia, ma si lavora anche per allentare la tensione, soprattutto tra chi è in attesa in Pronto soccorso.

"In questo momento non c’è una situazione di particolare tensione – spiega Cristiano Perani, responsabile Pronto Soccorso del ‘Civile’ –. Abbiamo attivato percorsi formativi online sulla comunicazione: lavoriamo soprattutto per ‘disinnescare’ possibili reazioni aggressive". Anche in Asst Franciacorta si punta molto sulla comunicazione (utili i pannelli con i tempi al Pronto Soccorso o al Cup), sul comfort degli ambienti (ci sono monitor per proiettare filmati di intrattenimento), formazione dei lavoratori con l’innovativo metodo END (comunicazione empatica, normalizzate e di de-escalation). Accanto a questo, nel presidio di Iseo è attivo un servizio di vigilanza armata mentre a Chiari c’è un supporto in termini di ronda periodica. Tante le azioni intraprese anche in Asst del Garda: video sorveglianza ad uso interno, servizio di vigilanza negli ambiti più a rischio, creazione di ambienti più accoglienti ed eliminazione di arredi con elementi pericolosi, un’app per fornire informazioni a chi è in Pronto Soccorso. Inoltre, ai dipendenti l’Asst raccomanda di evitare di restare da soli in servizio.