Omicron rappresenta il 100% dei casi Covid in Italia, crescono le varianti 4 e 5

Lo afferma uno studio congiunto delle autorità sanitarie italiane: “Per questo servono la terza e la quarta dose di vaccino”

Il coronavirus Sars-Cov-2 al microscopio

Il coronavirus Sars-Cov-2 al microscopio

La variante Omicron del virus che causa il Covid-19 rappresenta la totalità dei contagi in Italia. Il 3 maggio aveva già una prevalenza stimata al 100 per cento, percentuale che include tutte le cinque sottovarianti di Omicron. È quando emerge da un rapporto pubblicato dall’Istituto superiore di sanità e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.

In totale, sono state sequenziati 1.787 campioni e classificati in base al tipo di sottovariante. La prevalente è la BA.2, chiamata Omicron 2, con il 93,8 per cento della diffusione. A seguire Omicron 1 (al 4,5 per cento) e poi Omicron 4 (allo 0,47) e Omciron 5 (allo 0,41).

Omicron 4 e 5 sono comparse entrambe per la prima volta in Sudafrica per poi fare il loro ingresso negli altri Paesi. In Italia sono entrate probabilmente da qualche settimana e anche se ora rappresentano una percentuale minoritaria dei casi, è probabile che la loro prevalenza sia destinata a crescere nel tempo, in quanto sembrano essere più contagiose rispetto alle precedenti.

Riguardo alla pericolosità, sappiamo ancora poco. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, nei casi di BA.4 e BA.5 le infezioni restano localizzate soprattutto nelle vie respiratorie superiori e meno i polmoni, ma arriverebbero a lasciare tracce profonde anche sugli altri organi.

Il problema, poi, è che reinfettano anche chi è guarito dal Covid-19. Anna Teresa Palamara, direttrice Malattie infettive dell'Istituto superiore di Sanità, ha detto che i casi di reinfezione hanno raggiunto il 6 per cento del totale. La maggioranza di questi casi hanno una sintomatologia lieve.

I vaccini funzionano? Secondo le ricerche disponibili al momento, la copertura vaccinale non previene l’infezione. Come osservato dal biologo Enrico Bucci, i dati mostrano che “in solo quattro mesi, l’immunità di popolazione è stata superata due volte, nel primo caso da Omicron BA.1 e BA.2, oggi da BA.4 e BA.5”. Tuttavia, la terza e la quarta dose, benché non prevengano il contagio, forniscono una protezione sufficiente contro le forme più severe della malattia.

Per questo il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha ribadito oggi che "è importante continuare a mantenere le misure ispirate alla prudenza, ma soprattutto è particolarmente importante effettuare la terza dose di vaccino per chi non l'ha fatta e la quarta dose per gli over 80 e per chi, over 60, è particolarmente vulnerabile".