Omicidio di Pordenone, i genitori: "Non c'è un solo assassino dietro la morte di Teresa"

Papà e mamma della ragzza uccisa con il fidanzato cercano la verità di GABRIELE GABBINI

Le vittime, Teresa Costanza e Trifone Ragone

Le vittime, Teresa Costanza e Trifone Ragone

Pordenone, 2 novembre 2015 - «Noi ne siamo convinti: Giosuè Ruotolo non potrebbe mai aver fatto tutto da solo, ed ecco perché vogliamo che si continui a cercare, perché la verità è vicina». L’avvocato Giacomo Triolo parla per Rosario e Carmelina Costanza, genitori della 30enne Teresa brutalmente assassinata insieme al fidanzato Trifone Ragone nel parcheggio del palasport di Pordenone. Mamma e papà, dopo le ultime novità che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Giosuè Ruotolo, 26enne commilitone ed ex coinquilino di Trifone, si sono trincerati dietro un rigido silenzio stampa. «Aspettano, fiduciosi – continua l’avvocato di Rosario Costanza –. Cerchiamo di interferire il meno possibile con la grande attività degli inquirenti, ma non ci arrenderemo fin quando non sapremo cosa è successo esattamente quella sera del 17 marzo».

Cuore da siciliano verace, Rosario Costanza, che da Favara si era trasferito con la sua famiglia a Zelo Buon Persico, nel Lodigiano, ormai la sua idea se l’è fatta: «Rosario e Carmelina sono stati i primi a indagare anche in prima persona, a Pordenone – conferma Triolo –. Facevano domande ai residenti che abitano vicino alla palestra, spargevano volantini...». Di più però l’avvocato dei Costanza non vuole sbilanciarsi: «Siamo convinti di questa tesi per una questione di tempi e modi dell’omicidio – si lascia sfuggire – ma per ora posso solo dire che siamo in costante contatto con la procura e sappiamo che, come noi, stanno seguendo ogni possibile pista. Ecco perché per il momento non possiamo fare altro che aspettare nuovi sviluppi. Fiduciosi che questa drammatica vicenda possa avere fine. Presto».

Sul fronte opposto però anche l’avvocato dell’unico indagato, Giosuè Ruotolo, ha le idee molto chiare. «Si è detto molto sul mio assistito in questi mesi – commenta Roberto Rigoni Stern –, troppo spesso dandolo già per colpevole. Per ora siamo costretti a lavorare alla cieca, dato che tutti gli atti sono secretati non essendo stata presa alcuna misura di custodia cautelare. Però posso dire che i nostri consulenti hanno escluso che sulla macchina di Giosuè possano essere presenti tracce ematiche compromettenti». Poi ci sono alcune dichiarazioni dei coinquilini, che parlerebbero di un «comportamento anomalo» di Giosuè nei giorni immediatamente precedenti al duplice omicidio: «Anche qui non vedo nulla di rilevante – continua Stern –. E se proprio volessimo, potremmo sottolineare che, oltre a Giosuè, anche gli altri compagni si erano detti stufi di Trifone, quando ancora vivevano insieme. Il militare infatti era solito portare sempre donne diverse in casa facendo baccano anche fino a tardi.

di GABRIELE GABBINI