Omicidio di Pordenone, l'indagato sotto torchio: "Sì, ero lì. Ma non li ho uccisi io"

Ruotolo per 8 ore dal pm. Quella sera si trovava nella zona del delitto di Gabriele Gabbini

Le due vittime, Trifone Ragone e Teresa Costanza

Le due vittime, Trifone Ragone e Teresa Costanza

Pordenone, 8 ottobre 2015 - Otto ore chiuso in una stanza al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Pordenone per gridare la sua verità. Giosuè Ruotolo, unico indagato per il duplice omicidio di Teresa Costanza e del suo ex coinquilino, e amico, Trifone Ragone, continua a professarsi innocente. Ma gli inquirenti non cedono di un passo, mentre nelle solide memorie di Ruotolo cominciano a intravedersi le prime crepe. Contro la versione fornita dal 26enne di Somma Vesuviana, infatti, ci sono in primis i tanti indizi raccolti finora dai magistrati Campagnaro e Vallerin, che da quella sera del 17 marzo non hanno mai smesso di cercare quel killer così freddo e spietato. Tre colpi mortali per Trifone, due per la sua bella fidanzata. Tutto in pochissimi minuti, quegli stessi sette minuti di vuoto che ora gli inquirenti contestano al resoconto del 26enne partenopeo.

Ruotolo aveva sempre dichiarato che quella sera si trovava a casa, da solo. Oggi ha cambiato versione. A contraddirlo c’erano già le immagini di due telecamere, che mostrano la sua Audi A3 a pochi metri dal parcheggio del Palasport dove si è consumato l’omicidio, subito dopo gli spari. Ora ci sono anche le sue stesse parole: «È vero – ha detto – ero lì. Volevo andare in palestra, ma non trovando parcheggio sono tornato a casa». Non solo, contro di lui giocano anche il ritrovamento dell’arma del delitto, risalente ai primi del ’900, contestualmente alla scoperta che, proprio nella sua casa di Somma, c’era una collezione di armi antiche risalenti allo stesso periodo, cui poteva quindi avere libero accesso. Resta invece, almeno per ora, il giallo del movente.

Fin dall’arrivo al palazzo di giustizia, in giacca sportiva e camicia, Ruotolo è apparso evidentemente teso al fianco dell’avvocato Roberto Rigoni Stern. Poi le conferme della sua presenza sulla scena del crimine sono arrivate dallo stesso procuratore Marco Martani, dopo l’interrogatorio. «L’indagato – ha chiarito –, ha ammesso di essere stato presente nella zona del palazzetto dello sport la sera del duplice omicidio». Non solo: «Ruotolo – ha continuatoMartani – ha detto di essersi recato all’impianto sportivo per andare in palestra, ma di non aver trovato parcheggio. Poi ha affermato di essersi fermato per qualche minuto all’esterno del parco di San Valentino per fare della pratica sportiva, ma di avere desistito quasi subito», sembra a causa del freddo. Una bugia che, pare, sarebbe stata pronunciata nel timore che il particolare potesse compromettere l’ingresso del giovane nella guardia di finanza. «Nei suoi confronti per ora – ha chiuso Martani – non sono stati assunti provvedimenti restrittivi, ma rivaluteremo le sue dichiarazioni». 

di Gabriele Gabbini