A.MOR.
Cronaca

Milano, 50 anni fa omicidio Calabresi. L'omaggio all'uomo di Stato

La deposizione della corona in via Cherubini dove avvenne l'agguato mortale. Poi la messa nella chiesa di San Marco e il ricordo in Questura

La vedova Calabresi, Gemma Capra, Lamberto Giannini e Giuseppe Petronzi

La vedova Calabresi, Gemma Capra, Lamberto Giannini e Giuseppe Petronzi

Con la deposizione di una corona del Comune di Milano al cippo commemorativo che ricorda l'omicidio, in via Cherubini, a Milano, sono cominciate le commemorazioni per il cinquantesimo anniversario dell'assassinio del Commissario capo Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972 proprio in via Cherubini. Le cerimonie sono proseguite con una messa di suffragio presieduta dall'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alle 10 nella chiesa di San Marco, dove si celebrarono i funerali, e alle 11 in Questura, alla presenza del Capo della Polizia, Lamberto Giannini, e delle altre autorità.

Un momento della giornata di commemorazione del commissario Calabresi
Un momento della giornata di commemorazione del commissario Calabresi

Sergio Mattarella 

"Sono trascorsi cinquant'anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio. La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell'oggi. In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all'intera comunità di progredire, di trovare l'unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni". Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "In questo giorno si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all'estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano", prosegue il capo dello Stato. "Il coraggio, la compostezza della moglie Gemma Calabresi Milite, dei tanti familiari delle vittime dei terrorismi, sono diventati negli anni pietre miliari di una ricomposizione della comunità attorno ai principi del rispetto, di una ricostruzione paziente del tessuto civile lacerato dalle morti di tanti uomini e donne dello Stato, di dirigenti, lavoratori e dall'odio che le bande del terrore seminavano con le loro azioni e le loro parole - conclude Mattarella -. La difesa di quelle libere istituzioni che i nostri padri ci avevano consegnato è avvenuta senza rinunciare in alcun modo ai diritti fissati nella Costituzione, nostra carta di identità nazionale. Un insegnamento che non va dimenticato, prezioso per i giovani, per aiutarli a costruire il futuro di cui saranno artefici e protagonisti".

La corona di fiori nel 50° dell'assassinio del commissario Calabresi
La corona di fiori nel 50° dell'assassinio del commissario Calabresi

La vedova

«Per me è stata una salita che non ho iniziato da subito, assolutamente. Ci ho messo anni per cominciare. Addirittura, all'inizio avevo la sensazione che perdonare fosse quasi tradirlo». Così Gemma Calabresi, vedova di Luigi  Calabresi, di cui oggi ricorrono i 50 anni dall'omicidio, questa mattina su Rai Radio1 al Gr1. «Lo Stato è stato assente per tanti anni, poi c'è stata veramente una svolta. Ha cominciato Carlo Azeglio Ciampi con la medaglia al valore per le Vittime del terrorismo. Qualcuno mi chiedeva: 'Perché è così importante? Cosa ti dà in più di prima?'. Non è che da qualcosa in più a me: lo Stato da qualcosa in più a Luigi Calabresi e lo dice agli italiani, a un paese. Lo riconosce come un suo funzionario onesto che faceva il suo lavoro. Io non ho bisogno di ricordare quegli anni, che è giusto ricordare per non ripeterli. Diciamo che sono riuscita a superare, ho pacificato con la storia, con le persone, con i responsabili e con la mia vita. Il mio messaggio deve essere un messaggio di speranza, di non rimanere fermi al giorno della morte, del dolore, dell'ingiustizia, perché altri non vivi più».

Il capo della Polizia

"Figure come quelle del commissario, i nostri caduti, sono per noi stella polare". Così il capo della Polizia di Stato Lamberto Giannini ricordando il commissario capo Luigi Calabresi, in Questura a Milano, 50 anni dopo il suo omicidio. "Finalmente per tutto il Paese - ha proseguito - una figura restituita a quello che era, al suo onore, alla sua grandezza e alla sua professionalità. Ma c'è stata una storia che mai, mai, per un momento è stata incrinata all'interno della polizia di Stato e delle forze dell'ordine". All'interno della polizia di Stato e delle forze dell'ordine, ha aggiunto "la figura di Calabresi per tutti noi funzionari e in particolare per i funzionari dell'antiterrorismo è stata sempre una specie di mito, un culto, un esempio di ciò che doveva essere, per il suo acume investigativo e per la sua capacità di mediazione". In un altro passaggio Giannini ha parlato di Calabresi come di "una figura d'esempio, che gli ha fatto sopportare, fino all'ultimo giorno una persecuzione. Questa celebrazione, oltre a costituire un doveroso ricordo, deve anche essere un monito affinché non possa accadere mai più quello che accadde in passato, e perché non debbano servire tanti anni per restituire grandezza a figure che si sono sacrificate e non hanno avuto il piacere di vedere crescere le proprie famiglie, tutto questo per fare il proprio dovere. Il nostro è non è un lavoro semplice e spesso si è chiamati ad affrontare situazioni che sembrano quasi più grandi di noi".

Attilio Fontana

 «Una giornata importante nella quale si deve ricordare questo eroe, servitore dello Stato che è stato ai tempi un pò anche abbandonato dallo Stato»: lo ha detto il presidente lombardo Attilio Fontana in Questura a Milano, poco prima dell'inizio della cerimonia in onore del commissario di Polizia Luigi Calabresi ucciso 50 anni fa. «E poi - ha aggiunto Fontana - si deve sottolineare la grandezza della famiglia che ha saputo elaborare il dolore ed è arrivata ad una capacità di perdono che è tipica di chi ha dei valori molto profondi».