Arresto Messina Denaro, il riconoscimento facciale: cos'è e come funziona?

Il sistema Sari permette di comparare un volto di uno sconosciuto con milioni di altri che invece hanno un nome e cognome.

Polizia

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Matteo Messina Denaro era l'ultimo boss di rilievo ancora ricercato in Italia. Più volte avvistato secondo dei testimoni ma mai finito in manette, tra depistaggi, piste false e voci di una plastica facciale che avrebbero complicato la sua individuazione, negli anni di latitanza le ricerche sono state portate avanti anche in Germania, a Pisa e a Lamezia Terme, in seguito ai racconti di alcuni pentiti. Ma anche con alcuni strumenti investigativi di alta tecnologia come il Sari, il sistema di riconoscimento facciale che si basa sulla comparazione di dati biometrici o programmi che elaborano una foto invecchiando il volto in base a dati anatomici o di corrispondenza famigliare.

 

Cos'è Sari

Sari, in uso alla Polizia dal 2018, è l'acronimo di Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini di proprietà dell’azienda leccese Parsec 3.26. Il sistema consente dal fotogramma di una persona presa magari da un telecamera di sorveglianza di risalire alla sua identità. La qualità della foto ovviamente facilita il lavoro del sistema riducendo il numero delle persone somiglianti al "soggetto ignoto". Alla fine comunque sono i tecnici di Polizia a  dare un nome certo . L'immagine scelta viene comparata con circa dieci milioni di altra contenute nel data base in uso alle forze di polizia. Due algoritmi elaborano i dati e alla fine, a seconda della bontà dell'iimagine originaria forniscono la comparazione più probabile o le più probabili.

 

Come funziona?

Sari dunque permette di confrontare e comparare  immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza con le immagini contenute nella Banca Dati della Polizia, e di confrontare i dati con le informazioni contenute nel Casellario Centrale d’Identità della Polizia Criminale che raccoglie tutti i cartellini foto-segnaletici redatti dalle forze di Polizia italiane e straniere; all’interno dell’archivio sono memorizzate  le immagini delle impronte digitali ma anche fotografie e dati anagrafici e biometrici. Una mole di dati che supera i  venti millioni. L'ultimo sviluppo ha completamente automatizzato  le operazioni di ricerca attraverso l’inserimento di un’immagine fotografica, che viene elaborata da due algoritmi e fornisce un elenco di foto-segnaletiche somiglianti all'originale.

Real Time

Ma la funzione più preziosa, ma anche controversa sotto il profilo della privacy, è Real-Time che confronta in tempo reale i volti ripresi dalle videocamere. In caso di corrispondenza viene lanciato un allert che dovrebbe consentire, nel corso di eventi e manifestazioni, di potenziare il sistema di controllo del territorio. Due i risultati principali ottenuti attraverso il riconoscimento facciale: iidentificazione anagrafica completa con  impronte digitali/palmari, fotografia in più pose ed espressioni, connotati. Grazie a  queste informazioni è poi possibile ricercare dei link con reati che potrebbero essere stati commessi dalla persona "controllata".

Inchieste a Milano

Il Sari, nella sua versione non Real Time, è stata utilizzata dagli inquirenti per identificare i responsabili delle violenze di gruppo in piazza  Duomo a Milano la notte di Capodanno 2021. Il riconoscimento facciale ha dato un nome a ognuno di quei volti inquatrati dalle telecamere e poi riconosciuti dalle ragazze vittime delle violenze sessuali. Sempre a Milano è stato utilizzato il sistema per avere la certezza che Aleksander Mateusz Chomiak, il senzatetto polacco fosse l'aggressore della giovane israeliana aggredita alla stazione Termini di Roma. Quando è stato bloccato non ha opposto resistenza e non ha detto nulla. Non aveva con sé documenti e non ha ammesso la sua identità accertata grazie al sistema di riconoscimento facciale dell'Arma e all'Afis.

Ultras e scontri

Dopo gli scontri tra ultras di Napoli e Roma, i rappresentanti dello sport hanno chiesto di impiegare il riconoscimento facciale attraverso telecamere che scannerizzano gli ingressi, in modo da identificare in tempi brevi i responsabili degli incidentii e tenerli lontani dagli stadi. Iniziativi simili sono state adottate da squadre in diversi campionati europei ma sul punto in Italia sono però emersi elementi di criticità legati alla privacy che dovranno essere valutati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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