ANDREA GIANNI
Cronaca

Marta Di Nardo uccisa e fatta a pezzi dal vicino, i giudici: “Livrieri pericoloso e fuori controllo, non doveva essere libero”

Milano, le motivazioni della sentenza di condanna a 25 anni e le falle nella prevenzione: “Il collocamento nella Rems non è stato eseguito dal 2022 per mancanza di posti”. La sorella della vittima: sistema politico-giudiziario colpevole, non l’ha protetta

Marta Di Nardo aveva 60 anni

Marta Di Nardo aveva 60 anni

Milano – Domenico Livrieri uccise la 60enne Marta Di Nardo con un “agguato feroce e del tutto sproporzionato rispetto al fine”, ossia “rapinare la vittima di poco più di 150 euro”, il magro assegno mensile della pensione incassato la mattina precedente.

Un uomo “pericoloso” che non avrebbe dovuto essere in libertà. Era stato disposto, infatti, il suo trasferimento in una Rems, un ex ospedale psichiatrico giudiziario, ma la misura “di fatto rimaneva ineseguita per mancanza di disponibilità, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza”. Una circostanza messa in evidenza dai giudici della Corte d’Assise di Milano nelle motivazioni della sentenza, appena depositate, con cui lo scorso 7 aprile hanno condannato Livrieri a 25 anni di carcere (oltre a 5 anni di ricovero in una Rems a pena espiata), per aver ammazzato e fatto a pezzi Di Nardo, nascondendo poi il cadavere in una botola sopra la porta della sua cucina in un palazzo Aler in via Pietro Da Cortona, il 4 ottobre 2023.

Un uomo, con problemi psichici manifestati dall’adolescenza e seminfermità mentale riconosciuta da una perizia della Corte d’Assise presieduta da Antonella Bertoja, che secondo i giudici anche nel corso del processo “ha mostrato scarsa resipiscenza per il fatto commesso e ha tentato, in modo grossolano e contraddittorio, di far passare l’omicidio come la conseguenza di un raptus improvviso e omettendo completamente la circostanza di aver soffocato” la 60enne “tenendole compresse per alcuni minuti le vie aeree, dopo averla colpita con un fendente non letale alla gola”. Una tragica vicenda, maturata in un contesto disagiato, che mette alla luce tutte le carenze nella prevenzione”.

Fece a pezzi la vicina di casa. Ora la perizia psichiatrica. Domenico Livrieri, 46 anni, da tempo in cura, uccise Marta Di Nardo, 60: "Colpa dei miei parenti che non mi davano soldi. Mi serviva il bancomat"
Domenico Livrieri arrestato dai carabinieri

La volontà della parte civile – spiega l’avvocato Roberto Pinazzi, legale della sorella della vittima – è quella di mettere in evidenza, oltre la colpevolezza dell’imputato, anche la colpevolezza di un sistema politico-giudiziario che non è stato in grado di neutralizzare adeguatamente gli impulsi omicidiari di Livrieri. Un sistema che prevede l’Internamento nelle Rems solo se c’è posto è assurdo nella misura in cui nessuno a livello politico si interessa di verificare se questi istituti sono sufficienti”. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici ricostruiscono quel percorso di un uomo che fin dal 1994 “è stato seguito dai servizi sociali e dal Cps”. Ha alternato periodi in comunità, ricoveri in ospedale, terapie farmacologiche. “I periodi di maggiore difficoltà – ricostruiscono i giudici – sono quelli presso il proprio domicilio”.

Gli stessi operatori del Cps sono apparsi “in difficoltà e frustrati dall’impossibilità di una gestione adeguata del caso sul territorio”. Un uomo che “è stato gravato da numerosi e anche gravi precedenti penali”: reati contro il patrimonio, violenza sessuale e sequestro di persona (per quest’ultimo reato è stato condannato nel maggio 2023 a 2 anni e 8 mesi).  Il 5 luglio 2021, ricostruiscono i giudici, “in relazione al reato di violenza sessuale e lesioni era stata applicata a Livrieri la misura della custodia in carcere, poi sostituita con la libertà vigilata, la quale si rilevava inadeguata al contenimento”. Il 31 marzo 2022, quindi, il gup sostituì la libertà vigilata con la Rems, ma a Castiglione delle Stiviere non c’era posto. Una misura che “di fatto rimaneva ineseguita per mancanza di disponibilità”.Il 48enne è rimasto a piede libero e senza adeguate cure, fino a quando la sua esistenza non si è incrociata con quella di Marta Di Nardo.