Funivia del Mottarone, la diagnosi dei periti: "Una tragica catena di mancanze"

Depositate le mille pagine di relazione sullo schianto della funivia

Rilievi sui resti della cabina distrutta

Rilievi sui resti della cabina distrutta

Milano - La fune era lesionata e la “testa fusa“ andava sostituita, ma quel danno non fu notato durante le ispezioni periodiche sull’impianto previste dalle norme. Una catena di carenze nella manutenzione sommata a fattori strutturali, oltre alla disattivazione del freno d’emergenza emersa subito dopo il disastro, all’origine di una tragedia che poteva essere evitata. La scatola nera, inoltre, non consentiva di rilevare l’attivazione o meno dei forchettoni. In due perizie – la prima di 1.098 pagine con allegati video, fotografie e disegni tecnici per oltre 500 giga e la seconda di circa 400 pagine – le risposte sulle cause dell’incidente alla funivia del Mottarone, che il 23 maggio dell’anno scorso provocò la morte delle 14 persone a bordo della cabina precipitata lasciando un solo superstite, il piccolo Eitan. Il risultato del lavoro dei due collegi di periti, quello guidato dal professore di Tecnica delle costruzioni Antonello De Luca che si è concentrato sull’impianto e sui resti della cabina e quello di informatici coordinato dal prof Paolo Reale, è stato consegnato ieri al gip di Verbania Annalisa Palomba.

Per quanto riguarda il collegio composto da esperti informatici, in particolare, gli accertamenti si sono concentrati sui ‘sistemi Nvr’ della Stazione del Mottarone, sulla ‘Catena di Custodia’ e sulla scatola nera dell’impianto. A un anno e cinque mesi dal tragico incidente, comincerà dunque a muovere i primi passi il percorso processuale. Sono 14 gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Verbania, e oltre cinquanta le parti offese, cioè i parenti delle vittime.