Sul sito internet della onlus Aurlindin si presenta come "formatore, ricercatore indipendente e scrittore", afferma di aver fondato nel 2014 una comunità a Montevecchia, nella Brianza lecchese, "nata dall’unione di fratelli che ispirati dalle parole del Vangelo hanno sentito la chiamata ad una scelta di vita comune basata sui valori cristiani". Giovanni Castagni, vicepresidente dell’associazione che si occupa anche di assistenza ai malati terminali, è indagato per falso e circonvenzione di incapace perché, secondo le accuse, avrebbe intascato il patrimonio di una facoltosa milanese, morta il 30 novembre 2022 all’età di 82 anni, sottraendolo agli eredi legittimi. Per questo la Guardia di finanza, su delega della Procura di Milano, ha sequestrato beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 1,2 milioni di euro.
Dalle indagini, coordinate dal pm Sara Ombra, è emerso che il 57enne Castagni si è avvicinato nel 2017 alla donna, Gabriella D., frequentandola negli ultimi anni della sua vita. Dal testamento datato 27 dicembre 2020 (giorno, tra l’altro, del compleanno di Castagni) il vicepresidente della onlus risultava "erede universale" della signora. Dopo il decesso, è entrato così in possesso del patrimonio. Quel documento è finito però sotto la lente della Procura, che ha disposto un accertamento grafologico dal quale è emerso che "il manoscritto testamentario non è riferibile" alla donna ma è "apocrifo in ogni sua parte (data, testo e firma)". La conclusione della consulente, la grafologa Paola Rosa Romanello, è netta: "È verosimile che il manoscritto sia frutto di imitazione sulla base di modelli". E, scavando nel passato, è emerso anche altro.
L’uomo è risultato infatti beneficiario di assegni bancari emessi dal 2017 da Gabriella D. per un importo complessivo "pari a 8.500 euro". La signora si era fatta anche carico delle rate di un finanziamento, dal valore di 15.687 euro, per l’acquisto di un’auto, una Jeep Renegade, intestata a Giovanni Castagni. Il vicepresidente della onlus, tra l’altro, quando la vittima era ricoverata all’ospedale San Giuseppe per una embolia cerebrale, aveva anche presentato al Tribunale un’istanza per cercare di farsi nominare amministratore di sostegno definendosi come "figlio di fatto".
Richiesta poi respinta dal giudice tutelare. Le indagini della Guardia di finanza, scattate dopo la morte della donna, hanno ricostruito il patrimonio, tra case e denaro, ora posto sotto sequestro, evitandone "il depauperamento a favore dell’indagato in danno dei legittimi eredi" indicati come persone offese nel procedimento. Un modus operandi che farebbe sospettare altre vittime e, per questo, le indagini potrebbero allargarsi.