Doping nel ciclismo, le confessioni di chi cerca "l'aiutino"

La nostra inchiesta sulla parte malata dello sport: giovanissimi e pensionati sui forum si confrontano

Carabinieri del Nas

Carabinieri del Nas

Milano, 20 novembre 2018 - RagazziniI. Tanti. Spesso col volto acqua e sapone. Ma pure padri, madri, pensionati. Tutti a caccia di cocktail “micidiali” (loro lo chiamano “aiutino”) pur di emergere anche nelle gare amatoriali. O di fare bella figura in palestra davanti agli amici. Non c’è solo chi si dopa per superare le fatiche di un tappone di montagna al Giro d’Italia; o magari per raddoppiare le forze in vista di un match di calcio o di una sfida di rugby a certi livelli. Ci sono pure i dopati del weekend. Punture, fiale, beveroni. Non manca nulla fra i dilettanti della domenica, che troppo spesso ignorano di rischiare malattie al cuore, impotenza e trombosi come conseguenza dell’assunzione di farmaci.

In Lombardia, come confermano anche i più recenti blitz delle forze dell’ordine contro i trafficanti di sostanze ben poco lecite (spesso ordinate “online” e provenienti dall’Est Europa) i numeri sono inquietanti. Così come le testimonianze senza età.

«Sono sempre stato un appassionato di bici – racconta il sessantaquattrenne bergamasco Ivan su uno dei numerosi “forum” dove i dopati della domenica si confrontano in maniera anonima – e per molti anni le gare erano solo un divertimento. Ad un certo punto, però, mi sono reso conto che non ce la facevo più a star dietro agli altri. I miei amici, soprattutto i più giovani, li vedevo sfrecciare mentre io arrancavo. Così ho cominciato a prendere il Ventolin, mi apriva i bronchi e mi dava più ossigeno. E pedalavo più in scioltezza».

Ma come, il Ventolin? Un farmaco usato contro gli attacchi d’asma e che lo stesso pm Guariniello nelle sue inchieste spesso accostava ai nuotatori? «Mi ero consultato con la persona sbagliata. Il problema – continua Ivan – è che contemporanemente mi avevano consigliato di assumere antinfiammatori. Un cocktail di veleni che però ho pagato a caro prezzo, perché le conseguenze sono state pesantissime. Ho avuto prima problemi gastrici, poi ancora più seri ma cardiaci, e tutto questo solo per salire sul sellino sentendomi più forte...». Basta anche solo fare un giro nelle palestre di Milano per rendersi conto di quanti decidano di schiantarsi contro il muro degli anabolizzanti: «Vado in palestra il sabato mattina – spiega Francesco, un ex manager in pensione – e mi accontento dellle mie sane ripetute di addominali. Ma sono tanti gli uomini anche più giovani di me che fanno uso di pomate e beveroni di ogni genere». «Ho fatto uso di anabolizzanti per molto tempo – rivela Danilo, personal trainer “pentito” – ma poi ho smesso, perché ho capito che stavo scherzando con la mia salute. Ma quanto vedo oggi in palestra è assurdo: gli adulti, senza farsi scrupoli, mi chiedono sostanze particolari, l’aiutino per superare grandi sforzi. Prima li ascoltavo con imbarazzo, adesso li respingo con decisione dicendo che hanno sbagliato persona: non sono un “pusher”».