FEDERICA PACELLA
Cronaca

Disabilità e diritti negati: boom di casi in Tribunale

Nel 2024 in Lombardia 108 sentenze per risolvere i contenziosi. Il docente: “Le regole ci sono ma l’applicazione si scontra con tante variabili”

L’eliminazione delle barriere architettoniche tra i casi più numerosi in tribunale

L’eliminazione delle barriere architettoniche tra i casi più numerosi in tribunale

Brescia – C’è una scuola che, nel Bresciano, non voleva concedere la ripetizione di un anno di scuola dell’infanzia per un minore con grave disabilità. Ma anche una datrice di lavoro, sempre nel Bresciano, che ha negato il trasferimento di un lavoratore in una sede più vicina alla casa degli anziani genitori, per carenza di personale. E poi i condòmini che, nella Bergamasca, si sono opposti alla realizzazione di un ascensore per abbattere le barriere architettoniche per non rovinare l’estetica dell’immobile.

Sono alcuni dei casi finiti all’attenzione dei tribunali lombardi, che hanno espresso, nel 2024, 108 sentenze sul tema della disabilità. L’analisi è contenuta nel Secondo rapporto annuale dell’Osservatorio giuridico permanente sui diritti delle persone con disabilità, realizzato dall’hub Human Hall dell’Università degli Studi di Milano, guidato dalla costituzionalista Marilisa D’Amico. “Per questo parliamo di diritti ad ostacoli”, spiega Giuseppe Arconzo, docente di Diritto costituzionale e delegato del Comune di Milano per le Politiche dell’accessibilità, che ha coordinato il gruppo di lavoro che ha realizzato il report, in collaborazione con il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi – Ledha. Sulla carta i diritti ci sono, ma l’applicazione si scontra con tante variabili e spesso bisogna ricorrere al tribunale.

“Emerge sempre più il concetto dell’accessibilità come strettamente legato all’autonomia – commenta Arconzo – questo è ribadito in molte sentenze sul tema delle barriere architettoniche”. Tra le più significative, c’è quella nata dal ricorso di un giudice di pace che si era rivolto al Tribunale di Pavia perché il Ministero della Giustizia non rimuoveva le varie barriere architettoniche negli uffici giudiziari di Pavia e Voghera. Tra queste, un ascensore che era più piccolo della carrozzina: per usarlo, il giudice doveva essere trasbordato dalla vigilanza su una carrozzina più piccola. Sorprendentemente, il Tribunale pavese ha solo parzialmente riconosciuto la presenza di una condotta discriminatoria, perché c’era l’alternativa della carrozzina ridotta. La Corte d’Appello milanese ha invece accolto il ricorso e ha qualificato come condotta indirettamente discriminatoria l’azione di trasbordo. Dal report emerge lo spaccato di chi si rivolge al tribunale per veder riconosciuti i propri diritti, con la consapevolezza che si tratta della punta di un iceberg.

Lo dimostra quanto sta accadendo con la sperimentazione della nuova certificazione di disabilità, che, in Lombardia, per ora interessa la sola provincia di Brescia: non è oggetto di sentenze, ma restano molti problemi. “A sei mesi dall’avvio – spiega Germano Bettoncelli, presidente dell’Ordine dei medici provinciale – le difficoltà tecniche legate all’uso dell’applicativo sono state risolte, ma si è creato un collo di bottiglia nella fase di accoglimento delle domande da parte dell’Inps, perché gli ambulatori in cui veniva verificata l’invalidità sono passati da 15 a 4. Noi stimiamo che, in un anno, ci saranno 12mila domande inevase, che significa che altrettante persone non potranno accedere a prestazioni di cui avrebbero diritto. Abbiamo pazienti neoplastici, ad esempio, che, nonostante esistano delle priorità, rischiano di terminare la loro vita prima che il diritto venga loro riconosciuto”.