
Ortomercato di Milano
Milano, 2 gennaio 2019 - Mohamed Hamam, amministratore delegato della cooperativa divenuta Spa “Niente di male”, dà lavoro a circa 180 persone all’Ortomercato di Milano, dove è entrato all’età di 18 anni come scaricatore di frutta e verdura, appena arrivato in Italia dall’Egitto. «Quando ci siamo messi in proprio abbiamo deciso di seguire una linea retta e non abbiamo mai deviato – racconta –. Abbiamo dimostrato che si può lavorare rispettando le regole, ma la strada non è semplice». Dal 2010, quando ha aperto la coop con il fratello e un pugno di soci, muovendo i primi passi in una giungla dove dominava l’irregolarità e crescendo fino a diventare uno dei leader sul più grande mercato ortofrutticolo all’ingrosso d’Italia, gestito da Sogemi, Mohamed ha subito minacce di morte anonime, intimidazioni e la concorrenza spietata di chi cerca di chiudere un occhio sulle regole. «Mi è capitato di trovare l’auto con le gomme tagliate – racconta –, in passato hanno lasciato un proiettile davanti alla porta della mia casa. Hanno mandato una lettera di minacce a una persona utilizzando il mio nome. Sanno che se cado io, cade tutta l’azienda. Ho tre figli piccoli, e sono preoccupato per loro».
Da Milano alla provincia di Sondrio, dove operatori regolari sono stati messi nell’angolo dalla concorrenza della coop Progetto Vita, travolta lo scorso 11 dicembre da un’inchiesta che ha alzato il velo su irregolarità nell’accoglienza dei migranti: pasti preparati con alimenti di scarto, alloggi di fortuna con materassi infestati da parassiti, benefit offerti a chi doveva vigilare sulla qualità del servizio, come un funzionario dell’Inps di Sondrio finito agli arresti domiciliari. Anche con questi sistemi venivano tenuti bassi i costi, dopo aver messo sul tavolo ribassi che consentivano di sbaragliare gli altri operatori e fare incetta di appalti. «Sul nostro territorio è stato un grosso problema», spiega Fulvio Guerini, direttore della storica cooperativa sociale Grandangolo, che si occupa di assistenza. «Oltre alla concorrenza dura e sleale – prosegue – le cooperative oneste hanno subito un pesante danno di immagine, perché quando emergono illeciti le persone tendono a generalizzare, a fare di tutta l’erba un fascio». Confcooperative dell’Adda, con il presidente Gabriele Marinoni, prima dell’intervento della magistratura aveva già preso posizione più volte contro «ribassi sui prezzi a base d’asta già risicati, spesso senza riuscire a far comprendere agli interlocutori locali la cultura della sostenibilità economica dei servizi». Dietro un ribasso fuori mercato spesso si nasconde l’illecito, che si può tradurre in servizi di bassa qualità, lavoro nero, sfruttamento e violazioni dei diritti.
Un campanello d’allarme, tornando da Sondrio a Milano, è suonato anche all’Ortomercato, dopo l’operazione di pulizia attuata da Sogemi, che dal 2010 ha allontanato le coop irregolari, lasciando cinque operatori, tra cui “Niente di male” fondata da Mohamed, il facchino che ha creato un impero con circa 180 soci dipendenti, il 40% italiani e il resto stranieri. «Ci sono alcune Srl che tentano di abbassare il prezzo – racconta – lavorano con 10-12 persone e offrono ribassi che per noi, che vogliamo rispettare le regole, sarebbero insostenibili. Facciamo cinque milioni di euro di fatturato all’anno – prosegue – la metà finiscono in tasse e il resto serve per pagare gli stipendi. Non ci rimane in tasca molto, ma abbiamo creato un modello che funziona e vogliamo andare avanti, senza smettere di lottare».
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