LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Expo di Osaka, nel Padiglione Italia l’aereo di Arturo Ferrarin che nel 1920 compì l’epica Roma-Tokyo

Ricostruito ed esposto in Giappone il biplano Sva 9 utilizzato dal pilota italiano, pioniere dell’aeronautica, per compiere la trasvolata: fu accolto a Tokyo al grido di “Italia Banzai!". Ferrarin si sposò a San Babila e visse a palazzo Castiglioni a Milano. È sepolto nel Varesotto

Expo 2025 a Osaka: dal soffitto del padiglione Italia pende il piccolo aeroplano con cui il pilota Arturo Ferrarin, nel 1920 compì il raid Roma - Tokio, accolto dai giapponesi esultanti

Expo 2025 a Osaka: dal soffitto del padiglione Italia pende il piccolo aeroplano con cui il pilota Arturo Ferrarin, nel 1920 compì il raid Roma - Tokio, accolto dai giapponesi esultanti

Ad Osaka, nel cuore dell'Expo 2025, il Padiglione Italia ospita una replica a grandezza naturale dell'aereo con cui Arturo Ferrarin compì l'eroico raid Roma-Tokyo nel 1920. Partito dall'aeroporto di Centocelle (Roma) il 14 febbraio, Ferrarin e il tenente Guido Masiero percorsero oltre 18.000 km in 112 ore di volo, toccando tappe cruciali in India, Cina e Giappone. Quest'ultimo tratto fu accolto da un'imponente celebrazione, con l'imperatore del Giappone che proclamò 42 giorni di festa nazionale in onore del pilota italiano.

Il raid Roma-Tokyo: un’impresa epocale

La riproduzione a grandezza naturale dell'aereo di compensato e cartone con cui il pilota Arturo Ferrarin, milanese d'adozione, nel 1920 compì la trasvolata Roma - Tokio, è esposta nel padiglione Italia all'Expo 2025 di Osaka
La riproduzione a grandezza naturale dell'aereo di compensato e cartone con cui il pilota Arturo Ferrarin, milanese d'adozione, nel 1920 compì la trasvolata Roma - Tokio, è esposta nel padiglione Italia all'Expo 2025 di Osaka

Alla spedizione presero parte inizialmente quattro velivoli Caproni e sette S.V.A., che decollarono a scaglioni a partire da gennaio. L’obiettivo era raggiungere la capitale giapponese attraversando l’Asia. Tuttavia, solo Ferrarin riuscì a completare l’intero tragitto con lo stesso velivolo. Gli aerei Caproni e gli altri furono costretti a interrompere il viaggio nell’Asia Minore. Il 14 febbraio 1920, dall’aeroporto di Centocelle a Roma, decollarano due biplani S.V.A.9 del Regio Esercito Italiano, pilotati da Arturo Ferrarin e Guido Masiero. Ma quest’ultimo, in seguito a un incidente aereo a Canton, fu costretto a proseguire in piroscafo fino a Shanghai e da lì verso Tokyo con un aereo di riserva. Fu dunque Ferrarin a portare a termine una delle imprese più ardite dell’aviazione del primo dopoguerra: un percorso di oltre 18.000 chilometri, completato a tappe in 112 ore di volo, alla velocità media di 160 chilometri orari.

Accolto al grido di “Italia, banzai!”

Il volo di Ferrarin fu costellato da numerose tappe: “Fece scalo in India e Cina, atterrando a Canton il 21 aprile, con la città allagata dalle piogge. Il 28 aprile fu ospite della famiglia Theodoli a Fuzhou, quindi raggiunse Shanghai il 2 maggio, atterrando all’ippodromo e trattenendosi per una settimana tra ricevimenti e celebrazioni – racconta il giornalista Francesco Dionigi, autore proprio del libro ‘Italia Banzai’ in cui si racconta dell’impresa -. Da lì ripartì per Pechino, dove fu accolto con tutti gli onori e insignito dell’Ordine della Tigre. Il 30 maggio 1920 Arturo Ferrarin atterrò infine a Tokyo, accolto da una folla di circa duecentomila persone: il grido di esultanza “Italia Banzai” con cui fu accolto rese l’aviatore un eroe nazionale anche in Giappone. L’imperatore giapponese, in segno di profonda ammirazione per l’impresa, proclamò quarantadue giorni di festa nazionale e ricevette Ferrarin a corte con tutti gli onori, offrendogli in dono anche una spada antica da samurai”.

Altri record di volo di Ferrarin

Oltre al leggendario raid Roma-Tokyo, Ferrarin stabilì numerosi record mondiali, tra cui il volo senza scalo da Roma a Touros, Brasile, nel 1928, e il primato di durata di volo in circuito chiuso. Queste gesta gli valsero la medaglia d'oro al valore aeronautico e onorificenze internazionali, confermandolo come una figura di prestigio globale nel campo dell'aviazione.

Il matrimonio e la vita a Milano

La storia di Ferrarin è profondamente legata a Milano. Nel giugno del 1931, infatti, il pilota, al massimo della popolarità in diversi continenti, sposò Adelaide Castiglioni nella Chiesa di San Babila a Milano, stabilendosi poi a Palazzo Castiglioni, celebre edificio liberty. Alle nozze in grande stile parteciparono le maggiori personalità dell’epoca. 

Ferrarin e Porco Rosso nel celebre film di Miyazaki

Il libro Italia Banzai! scritto dal giornalista lodigiano Francesco Dionigi
Il libro Italia Banzai! scritto dal giornalista lodigiano Francesco Dionigi

L’influenza nella storia dell'aviazione mondiale di Arturo Ferrarin ha lasciato traccia anche nella cultura popolare. Nel film d’animazione giapponese Porco Rosso, diretto da Hayao Miyazaki e uscito nel 1992, compare un personaggio che porta il suo nome. Il pilota ‘Porco Rosso’ in un cinema di Milano, incontra l'ex commilitone Ferrarin. Con questo cognome Miyazaki ha voluto ricordare appunto il celebre pilota di caccia nella Grande Guerra e più volte primatista mondiale, autore di un libro sulle proprie imprese e con una vita da romanzo. Il lungometraggio, ambientato tra le due guerre mondiali, cita inoltre altri due celebri aviatori italiani: Francesco Baracca e Adriano Visconti, rendendo omaggio all’epopea dell’aviazione storica italiana.

Il tragico volo con Agnelli 

Nel 1935, Ferrarin atterrò a Forte dei Marmi e trascorse la giornata con Giovanni Agnelli e i suoi figli; fece il volo di ritorno con Edoardo Agnelli (papà di Gianni): i due ebbero un incidente durante l’ammaraggio all'idroscalo di Genova che portò in un secondo momento alla morte di Agnelli, all’epoca vice presiedente della Fiat, causando sconforto nella famiglia di imprenditori e in tutta Italia. 

L’eroe sepolto nel Varesotto

Expo 2025 a Osaka: dal soffitto del padiglione Italia pende il piccolo aeroplano con cui il pilota Arturo Ferrarin, nel 1920 compì il raid Roma - Tokio, accolto dai giapponesi
Expo 2025 a Osaka: dal soffitto del padiglione Italia pende il piccolo aeroplano con cui il pilota Arturo Ferrarin, nel 1920 compì il raid Roma - Tokio, accolto dai giapponesi esultanti

Arturo Ferrarin, nato a Thiene il 13 febbraio 1895, pioniere dell’aviazione italiana morì il 18 luglio 1941 in un incidente all’aeroporto di Guidonia, nei pressi di Roma, mentre era impegnato in un volo di collaudo Nel 2013, a conferma della rilevanza del suo contributo all’aeronautica italiana, il 60º Stormo dell’Aeronautica Militare è stato ufficialmente intitolato ad Arturo Ferrarin. L’unità, con sede a Guidonia Montecelio, sede anche del tragico incidente in cui Ferrarin perse la vita, ne conserva e onora la memoria attraverso attività di addestramento e promozione della cultura aeronautica. Il pilota è sepolto insieme alla moglie nel cimitero di Induno Olona, in provincia di Varese, dove il suocero Ermenegildo Castiglioni possedeva una villa.

Il tributo a Ferrarin a Osaka

All'Expo di Osaka, l’artigiano Giorgio Bonato ha ricreato fedelmente, a grandezza naturale, su disegni e con materiali originali, il biplano S.V.A.9, l'aereo utilizzato da Ferrarin nel raid Roma-Tokyo, accompagnato dal libro "Italia Banzai!" che celebra la sua straordinaria impresa e che è destinato poi a far parte della biblioteca del Roma Tokyo Hangar Mvsevm. Il tributo si unisce ad altre eccellenze italiane esposte nel padiglione, rendendo omaggio non solo al passato eroico di Ferrarin, ma anche al contributo culturale e tecnologico dell'Italia nel mondo.