
Oltre 100 unità composte da operatori della Polizia di Stato e da militari della Guardia di Finanza sono state impegnate nell'esecuzione di 29 misure cautelari e 40 perquisizioni in tre regioni
Bologna, 7 maggio 2025 - Fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro nel settore edilizio: 29 misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso in 10 città tra tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un'associazione per delinquere. Eseguiti sequestri per circa 3 milioni di euro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell'operazione che si sta svolgendo a Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Nelle 40 perquisizioni eseguite utilizzando anche 'cash dog', è stato trovato denaro nascosto anche all'interno di freezer e camini, oltre a orologi Rolex e a un lingotto d'oro da un chilo.
Operazioni inesistenti per 24 milioni
Secondo le indagini, i destinatari dei provvedimenti sono coinvolti, a vario titolo, in un’associazione a delinquere composta da soggetti di origine campana e da numerosi imprenditori presenti sul territorio emiliano-romagnolo, dedita all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nel settore edilizio per un importo complessivo di circa 24 milioni di euro, nonché al riciclaggio e all’autoriciclaggio degli illeciti proventi conseguiti.
Il meccanismo utilizzato
Attraverso articolate indagini finanziarie, intercettazioni ambientali e pedinamenti, è stato
accertato che a fronte della ricezione delle fatture false, le imprese operanti in Emilia-
Romagna procedevano al loro pagamento tramite bonifico, salvo poi recuperare la somma
con il denaro contante messo a disposizione da ambienti criminali campani, decurtata della
percentuale fissata per il “servizio” prestato. In questo modo gli imprenditori riuscivano a
pagare meno tasse abbattendo fittiziamente i ricavi, oltre a creare provviste “occulte” da
reimmettere nel circuito economico.
Le misure applicate
Le misure più pesanti hanno raggiunto i presunti vertici dell'organizzazione, due soggetti di Casal di Principe (Caserta), uno dei quali è finito in carcere e l'altro agli arresti domiciliari. Ci sono poi 10 obblighi di firma, a carico di 5 persone del Casertano, 3 del Napoletano e 2 del Bolognese. Sono inoltre stati emessi 24 provvedimenti di divieto di svolgere attività imprenditoriale e ricoprire cariche sociali per un anno (alcuni dei quali hanno raggiunto soggetti colpiti anche da obbligo di firma). Si tratta di 11 imprenditori del Bolognese, 3 del Ferrarese, uno del Modenese e uno del Mantovano, ai quali si aggiungono 5 casertani e 3 napoletani (di questi, 7 raggiunti anche da obbligo di firma).
La segnalazione
L'indagine è partita dalla segnalazione pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane di movimentazioni di denaro sospette quantificabili in migliaia di euro in entrata ed in uscita, in archi temporali ristretti, di un conto corrente da poco aperto presso una filiale del bolognese.
Lunghi e complessi accertamenti e attività tecniche specialistiche sugli intestatari hanno permesso di individuare un gruppo di persone, composto da imprenditori reali e fittizi nel
campo edile, e di ricostruire rapporti e di dinamiche che integravano quelle proprie di
un’associazione per delinquere. Detta organizzazione, che sembrava essere legata all’illecito sfruttamento della normativa legata al Superbonus 110%, aveva incentrato i propri affari al core business del riciclaggio e autoriciclaggio del denaro, con un meccanismo che veniva innescato attraverso il pagamento di false fatture emesse da imprese fittizie nei confronti di quelle realmente esistenti.
Le indagini
L’indagine è stata condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell'Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna. L’estensione e la complessità delle operazioni investigative hanno richiesto il coinvolgimento coordinato dei Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica distribuiti su tutto il territorio nazionale e il supporto tecnico del Servizio Centrale
Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza. Un’azione corale che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica della Regione e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle.