
L’interno della cartiera di Cairate, uno scheletro dal cui tetto fatiscente è caduto lo studente precipitando per sei metri
Cairate, 6 gennaio 2016 - Lo scheletro della cartiera della morte farà meno paura. Ma c’è voluto un morto di 18 anni per porre fine a quarant’anni di incuria e scoprire che l’area dismessa dove si trova il rudere «della morte» in Valle Olona è pericolosa prima che scattasse il sequestro. I sigilli su un terreno di sette ettari sono stati posti nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Alessandro Giani, lo studente di 18 anni caduto nel vuoto proprio mentre si trovava con due amici nello stabile fatiscente e morto in ospedale il giorno di Natale. C’è voluto questo incidente per intervenire in una situazione a rischio dal 1977, quando l’attività fondata a fine ’800 chiuse definitivamente i battenti. In quasi quarant’anni tutti i tentativi di recupero sono andati a vuoto, bloccandosi nelle secche dei costi eccessivi. In questo periodo l’area è diventata una terra di nessuno.
Negli anni ha attirato fotografi e curiosi appassionati di archeologia industriale, giovani frequentatori di rave party (un maxi-happening musicale fu organizzato nel 2007, altri furono «sventati» dall’intervento delle forze dell’ordine) e ragazzi a caccia del brivido come Alessandro e i suoi due coetanei che, nel tardo pomeriggio del 22 dicembre scorso, a quanto risulta dalle indagini, si introdussero in un edificio un tempo destinato alla fabbricazione di cellulosa per lanciarvi cinque bottiglie incendiarie artigianali.
L’area sequestrata dai carabinieri di Busto Arsizio, in collaborazione con la polizia locale di Cairate, occupa una superficie di sette ettari, all’interno della quale ci sono una quarantina di edifici industriali dismessi da decenni, alcuni su due piani, gran parte dei quali in situazione di forte degrado. Dopo il tragico volo del diciottenne caduto per sei metri in una buca di cui non si era accorto, gli inquirenti hanno effettuato sopralluoghi ed è scattato l’ordine di sequestro per l’intero appezzamento.
«L'area è estremamente pericolosa - ha spiegato il procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana nella conferenza stampa convocata per illustrare il provvedimento - Non bisogna andarci. È così da quarant’anni, e si è dovuti arrivare al fatto tragico di un povero ragazzo che è morto per intervenire. Il problema è da risolvere con una solida recinzione». Con il sequestro «entrare è diventato un reato – ha sottolineato il procuratore – e chi sarà sorpreso all’interno non autorizzato sarà denunciato». Fino a oggi la zona non è stata adeguatamente protetta negli accessi: la recinzione metallica è stata rotta in più punti permettendo a chiunque di entrare. Con il sequestro dell’enorme area la procura ha compiuto un primo atto importante per avviare un percorso che porti alla soluzione del problema evitando che si possano verificare altre tragedie. Nell’ambito dell’indagine sul decesso di Alessandro, intanto, restano indagati i due amici che erano con il giovane (accusati di omicidio colposo e fabbricazione di ordigni esplosivi) oltre a due rappresentanti legali e un delegato della sicurezza della Società Prealpi Servizi, attuale proprietaria dell’area. A loro sono contestati gli addebiti di omicidio colposo e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina.