Brescia – Aumentano le destinazioni dei beni confiscati alla mafia, ma restano le criticità nella comunicazione dei dati dal Ministero della Giustizia e nella destinazione di alcuni beni, in particolare i terreni. Lo sottolinea la relazione annuale per il 2023 dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), presentata dal Prefetto Bruno Corda al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Un primo dato riguarda l’aumento dei beni destinati, ovvero quelli per i quali le procedure sono giunte al termine e dunque è stato possibile procedere alla destinazione, sia per finalità istituzionali sia per finalità sociali (ciò non significa, però, che questi beni siano stati anche riutilizzati).
Per quanto riguarda la Lombardia, al 31 dicembre 2023 erano 1.967 gli immobili destinati, ma, rispetto alla relazione 2023, il numero è già cresciuto nel 2024. Gli ultimi dati aggiornati all’1 agosto 2024 della sede di Milano dell’Anbsc (diretta da Simona Ronchi, che ha competenza per tutto il Nord Ovest), parlano già di 2.092 beni destinati, con un aumento di 126 nei soli primi sei mesi dell’anno.
Tra le province, al primo posto c’è Milano con 1.086, seguita da Monza e Brianza (231), Brescia (189). I beni destinati non esauriscono il panorama dei beni confiscati. In seno all’Agenzia, ci sono infatti i beni in gestione, ovvero quelli che, per diverse ragioni (l’iter giudiziario è ancora in corso, esistono criticità che bloccano le procedure), non sono ancora stati trasferiti ad altre Amministrazioni dello Stato o agli Enti locali e, dunque, sono ancora sotto la gestione dell’Agenzia stessa. Per la Lombardia, al 31 dicembre 2023, erano 1.353 i beni in gestione, di cui 1.255 arrivati a confisca definitiva.
Nel complesso, sono 384 i comuni lombardi interessati dalla presenza di beni immobili confiscati alle mafie, 1 comune ogni 5. Tra le criticità, c’è innanzitutto la questione della comunicazione delle informazioni, “legate al mancato trasferimento dei flussi informativi dal Ministero della Giustizia, a causa delle quali l’ANBSC deve svolgere, in via di ‘supplenza’, le operazioni di caricamento dei dati pervenuti in modalità non digitale”. L’istituzione dell’Osservatorio permanente sui dati relativi ai beni sequestrati dovrebbe riuscire a far superare tale difficoltà. La lettura dei beni, in rapporto al territorio, è interessante per capire anche come si muove la criminalità organizzata.
L’analisi fatta dall’Agenzia evidenzia, ad esempio, che i comuni con popolazione tra 15mila e 100mila abitanti sono il baricentro degli ‘interessi’ delle mafie; i beni destinati sono inoltre più diffusi in contesti culturali depressi (con maggioranza di persone analfabete o senza titoli di studio), con fragilità ambientali, e con persone a rischio di povertà, “a riprova della pervasività delle diseconomie esterne prodotte dal fenomeno mafioso in danno del sistema economico dei territori fortemente caratterizzati dalla presenza della criminalità organizzata”.