“Pianura Padana tra le zone più inquinate d’Europa”, il reportage del Guardian scuote la Lombardia

A Crotta D’Adda da quasi due settimane gli abitanti vivono chiusi in casa per evitare il “fetore potenzialmente nocivo” dei vicini allevamenti. Cremona tra le peggiori città in Europa per qualità dell’aria, nel 2020 è stata la provincia italiana con la più alta percentuale di morti premature per inquinamento. Secondo il quotidiano britannico il 98% degli europei respira aria tossica

Smog a Milano

Smog a Milano

Non possono uscire di casa per l'aria irrespirabile e fetida. E pure tappati nelle loro abitazioni rischiano di star male, tanto sono impregnate le stesse pareti, che il fetore "insopportabile e potenzialmente nocivo" dei vicini allevamenti di maiali e pollame entra nelle narici, si appiccica addosso e non va più via. Da quasi due settimane gli abitanti di Crotta d'Adda, paese di 600 anime nel Cremonese, vivono una sorta di isolamento volontario perché dalla vasta area di terreno agricolo adiacente alle loro case arriva un fetore che a tanti avrebbe causato vomito, difficoltà respiratorie, vertigini, occhi gonfi e mal di testa.

Pianura Padana tra le zone più inquinate d’Europa

Per chi ci abita una convivenza al limite della vivibilità, nemmeno una novità stando alla classifica pubblicata quest’anno dall’European Environment Agency (EEA) che mette Cremona - nota nel mondo per la liuteria e per i suoi Stradivari - al quart’ultimo posto in Europa per qualità dell'aria. Mentre nell’ultimo report Mal’aria di Legambiente la città dei violini non è così distante da Milano. Un fulmine a ciel sereno per chi vive ad altre latitudini. Tanto che il Guardian in un reportage titola: "Impossibile vivere così: la Pianura Padana italiana colpita da un inquinamento atmosferico tra i peggiori d’Europa”. E cita il caso di Crotta d’Adda, stretto tra inquinamento provocato dall’industria, dalle automobili e dai rifiuti degli animali da allevamento. "È impossibile vivere così”, dice Cristiano Magnani al quotidiano britannico. “Non puoi uscire, non puoi fare nulla. Anche la tua casa non è più sicura perché la puzza penetra ovunque e dura per settimane. La ciliegina sulla torta è che viviamo in una zona circondata da tutte le cose che causano inquinamento”. Intorno a Crotta d'Adda ci sono numerosi allevamenti di maiali e pollame, da cui le feci vengono trasformate in fertilizzante prima di essere ricoperte in uno spesso strato di terreno agricolo per il cosiddetto processo di “spargimento dei fanghi”.

Morti premature per inquinamento, a Cremona la percentuale più alta

Ma Crotta d’Adda è solo la punta dell’iceberg della situazione ambientale nella Pianura Padana, “lontana dalla costa e con poco vento, naturalmente soggetta all'inquinamento” che la rende una tra le peggiori zone in Europa. Secondo l’EEA, nel 2020 la cattiva qualità dell’aria sarebbe collegata a 50.303 morti premature in Italia. E mentre la maggior parte si è verificata a Milano, Cremona è stata la provincia italiana con la più alta percentuale di decessi – tra 150 e 200 ogni 100.000 residenti – attribuiti al particolato fine, il PM2.5. "Nessun organo del corpo è immune dal PM2.5, quindi. abbiamo a che fare con tutti i tipi di cancro, malattie respiratorie, problemi di fertilità e anche malattie cardiovascolari”, ha detto al Guardian Maria Grazia Petronio, rappresentante dell’ISDE, Associazione medici per l’ambiente.

Il 98% degli europei respira aria tossica

Ma non è tutto. Il quotidiano britannico rincara la dose sottolineando come “il 98% della popolazione del Vecchio Continente respiri aria tossica” e bollando la situazione come "grave crisi di salute pubblica”. L’analisi, basata su dati raccolti con una metodologia all’avanguardia (immagini satellitari dettagliate e misurazioni da oltre 1.400 stazioni di monitoraggio a terra) rivela un quadro impietoso: il 98% delle persone vive in aree con inquinamento da particolato fine altamente dannoso che supera le linee guida dell’Oms. Inoltre quasi due terzi degli europei vivono in aree in cui la qualità dell’aria è più del doppio delle linee guida dell’Oms. 

Le cause dell’inquinamento

Il traffico, l’industria, il riscaldamento domestico e l’agricoltura sono le principali fonti di PM2,5. L’impatto viene spesso avvertito in modo sproporzionato dalle comunità più povere. Secondo l’Oms, la concentrazione di queste particelle, prodotte principalmente della combustione dei carburanti fossili, non dovrebbe superare i 5 microgrammi al metro cubo. Ma solo il 2% delle popolazione vive in aree che rispettano questi standard. Nella gran parte della Pianura Padana, la situazione è gravissima, con i livelli medi di particolato che si mantengono intorno al quadruplo rispetto al massimo consentito dall’Oms. Ad avere la peggio non sono solo i poli industriali di Torino e Milano, ma anche le aree rurali dove le polveri sottili si accumulano anche se vengono prodotte in altre città. 

Maione: “La Lombardia ha investito 19 miliardi”

A fronte di un quadro a dir poco allarmante, l'assessore all'Ambiente di Regione Lombardia, Giorgio Maione ribadisce i “buoni progressi degli ultimi anni nel tentativo di ridurre l'inquinamento” sottolineando che la Regione sta facendo “uno sforzo enorme” ma che è impossibile raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria dell’UE per il 2030 a causa dello svantaggio della sua posizione geografica. “Non siamo contrari agli obiettivi, chiediamo un approccio diverso, ad esempio un allungamento dei tempi - ha detto Maione -. Anche l’UE afferma che l’obiettivo non è tecnologicamente raggiungibile oggi, anche con le migliori tecnologie esistenti, senza fermare l’uso di tutte le automobili, chiudendo le aziende e tutte le nostre attività produttive ed eliminando il bestiame”. Nell’ultimo decennio, il livello del PM10 in Lombardia, regione con più di 10 milioni di abitanti, è andato progressivamente diminuendo, così come il numero di giorni in cui è stato superato il limite di 50 mg/m3 grazie a misure come le restrizioni al traffico, sistemi di riscaldamento più ecologici e incentivi finanziari per incoraggiare le persone a migliorare l’isolamento domestico, così come quelle rivolte al settore agricolo. Maione ha infine sottolineato che la Lombardia ha investito 19 miliardi di euro in questi provvedimenti tra il 2018 e il 2022, la maggior parte dei quali per migliorare le infrastrutture legate alla mobilità.