Lombardia, acque potabili inquinate dai Pfas. Cosa sono e perché sono dannosi

A Crespiatica e Corte Palasio le sostanze perfluoroalchiliche sono a livelli record. Ma i due comuni del lodigiano non sono i soli che rischiano secondo il rapporto di Greenpeace

Il rapporto di Greenpeace e i timori sulle tracce dei Pfas

Il rapporto di Greenpeace e i timori sulle tracce dei Pfas

Milano, 5 ottobre 2023 –  Ora è la Regione Lombardia ad ammettere che nelle acque potabili di Crespiatica e Corte Palasio, due Comuni del lodigiano serviti dallo stesso acquedotto, si è riscontrato un valore di concentrazione di Pfas “superiore al limite di sicurezza come somma, e per una sola delle sostanze perfluoroalchiliche, fra le numerose ricercate, come limite singolo” se “confrontato con i valori guida dell’Istituto Superiore di Sanità”.

Questo è quanto si legge, infatti, nella relazione che Palazzo Lombardia ha inviato a Greenpeace, in risposta ad un richiesta di accesso agli atti. Evidenze basate sui campionamenti condotti dall’amministrazione regionale nel 2021 (169 in tutto), nel 2022 (200) e nell’anno in corso. I Pfas, meglio sottolinearlo, sono composti poli e perfluoroalchilici di più tipologie, quindi sostanze chimiche inodori e insapori, resistenti alle alte temperature, agli olii e all’acqua, usate proprio per queste caratteristiche dall’industria dell’abbigliamento, dei cosmetici, del packaging per gli alimenti ma anche per i rivestimenti anti-aderenti di padelle e pentole. Vengono riversate nei fiumi e nell’aria inquinando così acque e coltivazioni. Se presenti in certe concentrazioni, i Pfas sono dannosi per la salute. Da qui l’indagine di Greenpeace. Peccato, però, che lo scorso maggio – quando l’organizzazione ambientalista diffuse un report dal quale emergeva la situazione anomala e di rischio per la salute pubblica che univa i due Comuni del lodigiano – dalle amministrazioni locali e dai gestori del servizio piovvero rassicurazioni e smentite.

Nella Bergamasca

In quel report, Greenpeace metteva in evidenza la situazione di rischio riscontrata in altri due Comuni, stavolta della provincia di Bergamo: Caravaggio e Mozzanica. Per quanto riguarda questa provincia, la Regione spiega che “nell’anno 2021 il Servizio di igiene (Sian) dell’ATS Bergamo non ha effettuato i campionamenti assegnati a causa della pandemia da Covid. Il valore somma di Pfas – in sintesi – non è presente nei dati allegati”.

Greenpeace, nel frattempo, ha proseguito con i campionamenti, rende noti gli ultimi dati e annuncia di aver presentato esposti a 6 procure lombarde, quelle di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese. “Undici campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, rivelano la presenza di Pfas nelle acque potabili di diversi Comuni lombardi”, fa sapere l’organizzazione ambientalista presentando il nuovo rapporto nel quale vengono resi pubblici gli esiti di un monitoraggio condotto in tutte le province.

Il rapporto

“I campioni, analizzati da un laboratorio indipendente, sono stati raccolti tra il 12 e il 18 maggio scorso, per la maggior parte da fontane pubbliche, spesso collocate in parchi giochi o in prossimità di scuole primarie: si tratta di punti sensibili perché i minori potenzialmente esposti alla contaminazione sono soggetti a maggior rischio – spiega la nota di Greenpeace –. In quattro casi è stata riscontrata una contaminazione da Pfas superiore al limite della Direttiva europea 2184 del 2020, pari a 100 nanogrammi per litro: è avvenuto a Caravaggio e Mozzanica, in provincia di Bergamo, e a Corte Palasio e Crespiatica, in provincia di Lodi”.

L’allarme

Si tratta di concentrazioni che richiedono un intervento immediato: "Lo scorso luglio – ricorda a mo’ di esempio Greenpeace – a Montebello Vicentino (in provincia di Vicenza) la presenza di valori superiori a 100 nanogrammi per litro ha portato a sospendere per alcuni giorni l’erogazione dell’acqua potabile al fine di evitare rischi per la salute”. In Lombardia, come detto, i livelli di contaminazione più alti sono stati rilevati a Crespiatica, dove si sono addirittura superati i mille nanogrammi per litro. “Per fare un confronto – insistono gli ambientalisti – in presenza di concentrazioni analoghe, oltre 20 Comuni veneti furono inseriti dalla Regione nella “area rossa” e la popolazione fu sottoposta a screening sanitari per verificare l’insorgenza di patologie associate ai Pfas”. Nei restanti sette campioni lombardi risultati contaminati, le analisi hanno evidenziato concentrazioni comprese tra 12 nanogrammi litro (a Pontirolo Nuovo, Bergamo) e 54 nanogrammi litro (Mariano Comense, Como).

In cinque dei sette casi (Capriolo, in provincia di Brescia, Somma Lombardo, in provincia di Varese, Mariano Comense, via Civitavecchia e via Cusago a Milano) le concentrazioni "erano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana vigenti in Danimarca o proposti negli Stati Uniti”.

“Nella maggior parte dei casi – conclude Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna anti-inquinamento di Greenpeace – le nostre analisi confermano le criticità già evidenziate nei mesi scorsi consultando i dati ottenuti dai gestori e dagli enti pubblici lombardi. Per limitare i rischi dei Pfas sono necessarie campagne di monitoraggio capillari e periodiche, basate sulla trasparenza e la condivisione dei dati con la cittadinanza, e interventi concreti per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.

A nostro avviso, in molti casi le istituzioni lombarde preposte sono manchevoli. Per questo abbiamo presentato una serie di esposti presso le Procure competenti: Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese. Chiediamo che siano adottati i provvedimenti cautelari necessari ad impedire il protrarsi della somministrazione di acque contenenti Pfas alla popolazione”. Da Greenpeace sottolineano, infine, che “a seguito delle informazioni richieste, il Dipartimento di Brescia di ARPA Lombardia sta provvedendo a effettuare ulteriori accertamenti in merito”.