Soresina, 30 aprile 2024 – “Vorrei parlare con la persona che ha chiamato i soccorsi, provando a salvare mio figlio Niccolò. Per questo lancio un appello". È Andrea Guarino padre di Niccolò, lo scalatore di trent’anni che domenica 7 aprile è precipitato in un canalone e poi è morto il giorno dopo in ospedale.
"Quel giorno, mi hanno raccontato – prosegue Andrea Guarino – mio figlio era andato sul lago d’Idro e stava per affrontare la ferrata Crench. Secondo quanto si suppone, sembra che non avesse ancora cominciato la scalata ma che sia precipitato, inspiegabilmente dal posto dove si stava preparando. Una persona l’ha visto e ora lo sto cercando per ringraziarlo e ha chiamato i soccorsi".
Sono arrivati presto?
"Per la verità a breve distanza c’era già l’elisoccorso perché stavano dando aiuto a una escursionista che si era fratturata una caviglia ed era impossibilitata a muoversi".
Quindi il testimone li ha avvertiti subito?
"La persona che sto cercando, avrebbe riferito di essersi portato nella piazza dove c’erano i soccorritori in attesa dell’elisoccorso e di aver chiesto se fossero lì per recuperare mio figlio. Invece loro gli hanno detto che di Niccolò non sapevano nulla e che stavano venendo in aiuto alla donna che si era fratturata una caviglia".
Quindi poi che cosa è successo?
"Proprio grazie all’intervento di questo escursionista i soccorritori sono andati a prendere Niccolò e l’hanno portato in ospedale, dove però non sono riusciti a salvarlo perché le sue ferite erano troppo gravi".
Quindi la persona che ha avvertito i soccorritori purtroppo non ha potuto evitare l’epilogo funesto...
"Sì, purtroppo Niccolò non ce l’ha fatta, ma grazie alla tempestività dei soccorsi quando Niccolò è morto si è riusciti a donare gli organi, come da suo desiderio. Io vorrei parlare con questa persona per ringraziarla e per sapere se ha visto perché Niccolò è caduto. Ripeto, non aveva ancora cominciato la scalata e risulta strano che un alpinista esperto come lui sia stato vittima di una distrazione fatale".