
Emma Persico con il padre
San Daniele Po, 15 agosto 2016 - L’avventura di Emma diventa una storia per bambini. La piccola di otto anni, due mesi fa sullo spiaggione di Ca’ Granda ha trovato una tibia di mammut vissuto nella pianura padana 12mila anni fa. «È un’idea, quella di scrivere una storia per bambini, dove Emma, come protagonista racconta la sua storia . La stiamo scrivendo a quattro mani», spiega Davide Persico, papà di Emma e sindaco di San Daniele Po, ricercatore all’Universita di Parma oltre che fondadore del Museo paleontologico che ha sede proprio nel piccolo Comune a cavallo tra le province di Cremona e Parma. «Un progetto nato un po’ per caso, Emma l’ha riempito di tante cose - continua Persico - . Di per sé il ritrovamento della tibia di mammut non è molto prezioso, tuttavia curioso è stato il fatto che a farlo è stata una bambina di otto anni. Un episodio che ha avuto una grande risonanza mediatica». Lo spiaggione della Ca’ Granda è sicuramente uno dei luoghi dove sono stati ritrovati diversi reperti: «L’effetto della stratifacazione è diverso in questa zona rispetto a quella più a monte, verso Spinadesco: là è più facile trovare reperti più grandi». In questi anni il fiume ha ristituito molti reperti, che sono ora conservati nel museo di San Daniele Po.
«Certamente la presenza del museo sul territorio ha dato un notevole impulso ai ritrovamenti, se non altro perché i raccoglitori occasionali hanno un luogo dove portare i loro ritrovamenti che vengono poi studiati. I ritrovamenti di questi anni hanno permesso anche di approfondire conoscenze che in parte già c’erano», spiega Persico, che sottolinea anche l’importante lavoro di collaborazione con l’Università di Parma, con riviste scientifiche internazionali e con studiosi a livello europeo e mondiale. «Ad esempio a settembre verrà discussa una tesi di laurea a Parma proprio sulla presenza di felini e predatori in questa zona. Si tratta di uno studio che ha individuato nei reperti presenti in Museo quelli che riportano segni compatibili con la presenza di un predatore». Lungo il Po nel quaternario (il periodo gelogico più recente, quello in cui viviamo e che è iniziato 2,588 milioni di anni fa) circolavano branchi di iene, il carnivoro più comune oggi in Africa e la conferma è arrivata da un fossile recuperato su una spiaggia del Po a Gerre de’ Caprioli nell’inverno scorso. Si tratta dell’osso sacro di una iena maculata, fossile che è stato sottoposto anche all’attenzione di uno dei maggiori esperti del settore che lavora all’Università di Bratislava e che attualmente collabora proprio con il sindaco-ricercatore. Sempre nelle sabbie del Grande Fiume, un paio di anni fa venne ritrovato un altro importante reperto appartenente ad un leopardo. Ecco perché qui lungo il Po l’attenzione è sempre alta. Per questo la storia di Emma merita di essere raccontata. «Il primo desiderio di Emma è stato di regalare una copia del suo libro a tutti i suoi compagni di classe. Poi chissà, magari si potrebbero organizzare degli incontri in biblioteca per leggere il libro e raccontare nuove storie legate ai ritrovamenti», afferma Davide Persico. Intanto, anche in questi giorni di vacanza, le ricerche e le scoperte di reperti continuano.