Iniezione letale al fratello, "ecco i veri motivi"

Un’intricata vicenda familiare In 700 pagine i giudici motivano la condanna per omicidio volontario

Marzia Corini, medico rianimatore: il fratello morì il 25 settembre 2015

Marzia Corini, medico rianimatore: il fratello morì il 25 settembre 2015

Settecento pagine di intercettazioni telefoniche, deposizioni testimoniali, peritali, dichiarazioni spontanee in aula delle imputate e di convinzioni dedotte. Sono quelle scritte dal presidente della Corte di assise della Spezia Gianfranco Petralia per motivare la sentezza di condanna di Marzia Corini (15 anni) e Giuliana Feliciani (4 anni) nel processo, conclusosi il 17 maggio scorso, sulla morte dell’avvocato Marco Corini il 25 settembre 2015 e sull’intrigo attorno all’eredità milionaria del legale dei vip. Ieri il deposito delle motivazioni, che verranno passate al microscopio dalle difese intenzionate a fare appello. La Corte non ha dubbi: Marzia, la sorella di Corini, ha commesso un omicidio volontario, accelerando la morte del congiunto malato terminale di cancro con una sedazione-killer; nessun dubbio che lei e la Feliciani abbiano concorso nei falsi testamentari e nella circonvenzione per fare cassa con l’eredità. Per la prima solo il riconoscimento dell’attenuante – riconducibile alla sofferenza per la cacciata di casa – prevalente sull’aggravante contestata dell’uso della sostanza venefica per portare a compimento il delitto; il pm aveva chiesto 22 anni di reclusione. Il passato e il presente generoso di Marzia, medico rianimatore all’ospedale di Crema, non hanno scalfito le convinzioni dei giudici, anzi forse le hanno rafforzate: sapeva come agire per anticipare il decesso del fratello senza destare sospetti. Che sono poi emersi con la telefonata all’amica Susanna Cacciatori: "Se non lo avessi sedato, sarebbe vissuto ancora due mesi".