Crema, padre sequestra il figlio nato in casa: "Solo i genitori lo possono curare"

L'uomo, mentre la compagna accusava un malore per un'emorragia, si rifiutava di consegnare il piccolo ai medici. Poi l'intervento dei carabinieri: scattata denuncia e Tso

Decisivo l'intervento dei carabinieri di Crema

Decisivo l'intervento dei carabinieri di Crema

Crema (Cremona), 3 giugno 2022 - "E' un dono di Dio e solo i genitori lo possono curare". Sono alcune delle frasi pronunciate da un 33enne, padre di un bimbo che la compagna ha dato alla luce in un appartamento del centro di Crema e che giovedì pomeriggio per ore ha tenuto in braccio rifiutandosi di consegnarlo ai medici. Intorno alle 15 il personale del 118 è intervenuto nel palazzo, in quanto una donna, che evidentemente aveva partorito in casa, stava molto male a causa di una forte emorragia. La donna era sulle scale, ma non c'era il piccolo. Poco dopo sul posto sono intervenuti i carabinieri: saliti in casa insieme al personale del 118, hanno trovato l'uomo con in braccio il neonato avvolto in una felpa.

L’uomo era diffidente nei confronti di carabinieri e medici e affermava che solo lui poteva curarlo e assisterlo, tenendo tutti lontani e impedendo a chiunque di entrare in casa. Solo dopo un po’ di tempo si è fatto convincere ad andare all’ospedale di Crema insieme alla donna che era in gravi condizioni per la seria perdita di sangue e per un’infezione in atto, ma anche in ambulanza e ospedale ha impedito a chiunque di avvicinarsi al bambino, ripetendo che non si fidava di nessuno. L’uomo durante i colloqui con medici e carabinieri non ha mai voluto riferire il suo nome e non ha detto nulla su quando era avvenuto il parto.

Continuava a ripetere in maniera insensata che il bambino era un dono di Dio e che solo i genitori potevano soddisfare i suoi bisogni. I medici hanno provato più volte a fargli capire che il bambino non poteva essere tenuto in una felpa perché era a rischio disidratazione e asfissia, ma l’uomo non voleva ascoltare nessuno intorno a lui. Ha continuato a impedire qualunque visita mettendo a rischio evidente la vita del neonato e a quel punto, tenuto conto che il 33enne farneticava con frasi senza senso su reincarnazione e purezza dell’anima, un medico psicologo dell’ospedale ha provato a parlare all’uomo.

I carabinieri hanno così deciso di affiancare al personale medico anche un militare esperto in negoziazione. Giunto in ospedale in tempi rapidissimi, il negoziatore è riuscito nell’intento di creare un contatto con l’uomo attraverso una lunga conversazione, ma il padre continuava a tenere in bambino sotto la felpa e stretto al suo petto, rendendo impossibile qualsiasi intervento nei suoi confronti perché ne avrebbe messo a rischio l’incolumità. Verso le 19 i medici hanno riferito ai carabinieri presenti in forze in ospedale che era necessario intervenire per poter visitare il bambino e alimentarlo, anche perché il neonato piangeva da molto tempo.

Il militare-negoziatore è riuscito a convincere l’uomo ad andare a trovare la compagna per farle vedere il piccolo, ma giunto nella stanza ha continuato a rifiutare di lasciare il bambino. Distratto con uno stratagemma, i militari lo hanno bloccato e, nonostante avesse tentato una reazione, il negoziatore, insieme a una dottoressa del reparto di Pediatria, ha aperto la felpa estraendo il bambino e mettendolo al sicuro.

L’uomo è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazioni sull’identità personale e abuso dei mezzi di correzione e nei suoi confronti è stato richiesto un trattamento sanitario obbligatorio, mentre la donna è in miglioramento per le cure ricevute. Il bambino si trova al reparto neonatale ed è in buone condizioni generali di salute.