Colpito dal rivale in amore, "la ferita non era profonda"

Crema, nel processo all’ex fidanzato di Sabrina Beccalli ha testimoniato il medico. La vittima non ricorda molto

"La vittima non è mai stata in pericolo di vita e la ferita che abbiamo suturato non era profonda". Lo ha detto ieri in aula durante il processo che si svolge con il rito immediato il dottor Mario Monti, medico del Pronto soccorso che la sera del 15 luglio 2020 soccorse Giovanni Lucchetti, ferito poco prima da Alfio Scimonelli per questioni di gelosia.

Inoltre in aula è stata interrogata la stessa vittima che non ha ricordato molto di quella sera, quando si era scontrato con Scimonelli che lo aveva trovato in compagnia della sua fidanzata, Sabrina Beccalli, in via Enrico Martini. Di più. E’ stato accertato che Lucchetti era parecchio alterato dall’alcol: si pensi che un’ora dopo il suo ricovero, il suo tasso alcolico era 185 mgl, il che fa pensare che al momento del ferimento fosse al limite del coma etilico.

Infine l’arma con la quale Lucchetti era stato ferito non è mai stata trovata e la ferita, secondo il medico, non può essere riferita a una lama, in quanto molto superficiale e che ha richiesto pochi punti di sutura, tutti esterni. Rinvio al prossimo 12 aprile per l’interrogatorio dell’imputato e dei testimoni della difesa.

"Sono molto soddisfatto di quanto riferito in aula – ha detto l’avvocato Mario Tacchinardi, difensore di Alfio Scimonelli – Penso quindi che si debba tornare al primo capo di imputazione, che parlava di lesioni e non di tentato omicidio e ritengo che anche il pubblico ministri Chiara Trebaldi possa essere d’accordo".

Pier Giorgio Ruggeri