VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Ragazzo brasiliano adottato e abbandonato dopo 5 giorni: condannata famiglia di Cremona

Oggi Douglas ha 26 anni ed è appena uscito dal carcere di Modena: “Quel rifiuto mi segnerà per la vita. Da quelle persone ho ricevuto solo il cognome”

La Corte d’Appello di Brescia ha dato ragione al giovane (Archivio)

La Corte d’Appello di Brescia ha dato ragione al giovane (Archivio)

Cremona – “Non sono alla ricerca di pietà o commiserazione; sono detenuto a Modena perché ho commesso piccoli reati e sto scontando la mia giusta pena. Per la prima volta qui in carcere c’è qualcuno che ha trovato il tempo e la voglia di ascoltare la mia storia, di spiegarmi i miei doveri e miei diritti. Forse è vero che ho ancora la possibilità di imparare qualcosa che mi permetta di inserirmi nella società, imparare un lavoro, costruirmi una vita. Ho bisogno di sistemare il mio passato per affrontare il futuro. Vivo in Italia da parecchi anni e ancora non ho capito perché sono qui: il mio nome è Ferreira Leite Douglas e sono stato adottato. Il mio paese d’origine è il Brasile. Grazie alle procedure di adozione internazionale, all’età di 10 anni sono stato adottato dalla famiglia italiana di cui porto il cognome. L’unica cosa ricevuta da loro".

Abbandonato dopo cinque giorni

Sono le parole, dure e commoventi, di un brasiliano oggi 26enne che ha denunciato i genitori adottivi dopo che, nel 2007, a cinque giorni dal suo arrivo in Italia e in famiglia, lo hanno allontanato, reputandolo pericoloso. I coniugi, originari di Cremona, in passato sono stati ospiti di alcune tivù per parlare delle falle nel sistema adozioni, denunciando di essere stati lasciati soli ad affrontare un percorso difficile. Douglas intanto è passato da una comunità all’altra fino ad arrivare a Modena. Ora è uscito dal carcere e – attraverso il proprio legale – chiede giustizia.

Genitori condannati

Dopo che ha denunciato i genitori, il Tribunale di Cremona e nel 2021 la Corte d’Appello di Brescia avevano disposto una condanna dei coniugi a 10mila euro di provvisionale per aver fatto mancare i mezzi di sussistenza al figlio adottivo. I genitori sono stati condannati anche al risarcimento danni in sede civile e ora l’avvocato Gianluca Barbieri, del Foro di Modena, sta intraprendendo una causa civile.

“Danni patrimoniali, morali, esistenziali e forse anche il danno biologico visto il trauma subito dal ragazzo", afferma il legale. Nel suo girovagare il 26enne tra il 2016 e il 2017 ha commesso diversi furti anche a Modena, dov’era approdato. Era stato così condannato a un anno di carcere e uno di comunità. Proprio dal penitenziario modenese aveva scritto la lettera-denuncia depositata in Procura che ha portato alla condanna dei genitori.

Senza una seconda chance

“Prima di essere condotto in Italia ho avuto modo di conoscere i miei genitori: sono venuti in Brasile per due-tre mesi. Inizialmente l’idea di lasciare il Brasile non mi piaceva. Era casa mia e, per quanto vivessi in orfanotrofio, avevo mio fratello e mia sorella. Sono entrato in Italia il 30 agosto 2007 in seguito alla sentenza di adozione emessa dal Tribunale di San Paolo del Brasile. Il 4 settembre, con provvedimento del sindaco di Piadena, sono stato allontanato dalla famiglia adottiva. Proprio così: cinque giorni dopo l’ingresso in Italia i coniugi si liberavano di me senza mai presentare istanza per la declaratoria di efficacia della sentenza italiana di adozione. Gli assistenti sociali mi hanno detto che minacciai mio padre con un coltello da cucina: non ricordo".

Il giovane nella denuncia spiega come la sua vita da allora non abbia mai trovato stabilità: "Mi sentivo inadeguato, sbagliato. Ero con loro solo da cinque giorni. Ancora oggi mi chiedo cosa si aspettassero da un bambino di 10 anni giunto da una delle zone più indigenti del Brasile. Ho bisogno di comprendere se in tutti questi anni, almeno finché ero minorenne, qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di me; se gli accordi di adozione internazionale consentono di condurre un minore in un nuovo Stato per lasciarlo, a pochi giorni dal suo arrivo, in qualche comunità".