
IN ESPOSIZIONE “Alla vanga” di Arnaldo Ferraguti. Sopra “La vittoria alata” di Sironi e in basso “Il ritratto della madre” di Mario Tozzi
Verbania, 25 aprile 2017 - Ci sono donne dallo sguardo assente e lontano, altre che operano nell’intimità della casa, altre ancora posano come modelle, corpi astratti di sogni lontani. Al Museo del Paesaggio di Verbania fino al 1 ottobre la mostra “I Volti e il cuore - La figura femminile da Ranzoni a Sironi e Martini”, a cura di Elena Pontiggia, un’accurata selezione di opere del Museo e provenienti dalle raccolte Sironi e Isolabella, (catalogo Museo del Paesaggio); 80 opere, 11 sezioni tematiche per scoprire e riscoprire il vissuto delle donne italiane fra XIX e XX secolo, quel incredibile periodo che aprì le porte all’emancipazione femminile.
Daniele Ranzoni considerato il maestro della Scapigliatura, nato a Intra, formatasi a Brera è rappresentato con sei “dipinti col fiato”, per leggerezza ed eleganza, fra cui il capolavoro “Ritratto della principessa Margherita di Savoia” e la luminosa “Giuseppina Imperatori Orsenigo” in cui si nota la dissoluzione della forma. Il percorso continua con la sezione “I luoghi della vita: la casa, il giardino, la via, la stalla”. Sono luoghi domestici, interni o esterni raffinati come quello della casa e del giardino di Viani-Visconti, dipinti rispettivamente da Teresa Franzi-Viani Visconti e da Fulvia Bisi, pittrici per diletto e di poco tecnica, il lavoro femminile è annunciato dal delicato “Cave di Baveno” di Guido Boggiani e “Vita umile” di Rastellini. Nell’area dedicata agli affetti, il capolavoro “Il convegno” di Ambrogio Alciati, con sensibilità impressionista l’incontro di due innamorati si fonde con la natura effimera che li circonda.
La maternità è raccontata da Mario Tozzi e dallo scultore Giulio Branca. Si tocca il realismo-sociale con l’opera “Alla vanga” di Ferragutti, premiata alla Triennale del 1891 e con “L’aratura Miazzina” di Tominetti, icona del lavoro femminile fra Ottocento e Novecento. La modernità del nudo scultoreo appare con tratti veloci in Achille Funi. La forza di questa mostra sta nella riscoperta, di opere e artisti caduti nell’oblio, fra cui Adriana Bisi Fabbri protagonista del gruppo futurista “Nuove Tendenze”, scomparsa a 37 anni, qui presente con “La principessa Pignatelli”. L’arte di Sophie Browne è sintetizzata da un’inquietante e perversa “Eva”. Le ultime sezioni sono dedicate a maestri del Novecento, la prima rende omaggio al pittore, scultore Arturo Martini di cui sono esposte 14 figure femminili, tra cui “Testa di ragazza” del 1921, emblema della stagione “Valori Plastici” e “La scoccombrina”, curioso esempio del suo italianissimo espressionismo; esposti anche un nucleo di figure femminili realizzate fra gli anni Trenta e Quaranta e il dinamico “Incontro”, questo opere sono appartenute alla giovane compagna dell’artista. Tozzi sviluppa il suo anti-impressionismo con “Toeletta del mattino”. Il tema della donna in Mario Sironi è indagato attraverso le opere conservate dalla sorella pianista, Cristina, tra queste “Ars et Amor” del 1912 che documenta la breve stagione simbolista dell’autore.