Coronavirus in Lombardia, Fontana: "Presto decisioni su eventuali misure ma no lockdown"

Il governatore della Regione: "Particolare attenzione su Milano". E sull'Ospedale in Fiera: "E' pronto, ma spero resti una garanzia"

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Milano, 15 ottobre 2020 - Nuovamente in crescita i contagi da Coronavirus in Lombardia. In particolare a Milano e provincia, dove si registrano 1.032 casi in un solo giorno, più della metà dei 1.844 nuovi positivi dell’intera Regione. Continua ad andare male Varese, con 110 nuovi infettati, male anche Pavia, che torna sopra quota 100, mai toccata nel mese di ottobre. E decisamente continua ad andare male anche la Brianza, con i suoi 150 positivi dopo il record di 180 registrato il 13 ottobre. In complesso, con un rapporto di 6,3 persone positive ogni 100 tamponi la Lombardia torna ai vertici, attestandosi appena sotto il 6,6% raggiunto appena l’11 di ottobre. Il trend resta in risalita.

Fontana: "Decisione per eventuali misure, no lockdown"

"Stiamo monitorando la situazione - ha detto questa mattina a Buongiorno su Sky TG24 il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. - e nelle prossime ore diremo se è necessario prendere qualche misura o se invece basterà essere rigorosamente rispettosi di quanto è già stato disposto". Escluso, per ora, un nuovo lockdown: "No, non siamo arrivati a quel punto. Stiamo semplicemente facendo delle valutazioni per capire quali sono i numeri, qual e' l'evoluzione del virus, se ci sono delle curve che si impennano o che riusciamo a controllare, ma noi per il momento siamo sulla linea gia' tracciata la settimana scorsa, cioe' quella di evitare gli assembramenti, di indossare sempre la mascherina anche all'aperto e di lavare spesso le mani. Quelle regole minime che possano essere sufficienti". "Siamo arrivati a un punto - ha aggiunto - in cui non possiamo più permetterci di fare quello che vogliamo e di mantenere quei comportamenti che questa estate purtroppo hanno fatto ritornare la vita ad essere piu' o meno normale. Non possiamo e non dobbiamo farlo". "Stando così le cose, anche se poi non possiamo ipotecare il futuro, faremo di tutto per evitare un lockdown regionale".

"Su Milano - ha continuato - bisogna porre una particolare attenzione. Purtroppo si confermano le preoccupazioni che derivano da comportamenti scorretti, il fatto che il 65% dei nuovi contagiati ha un'eta' che va dai 19 ai 49 anni dimostra che e' un'eta' giovane che si e' un po' lasciata prendere la mano in queste ultime settimane e che quindi adesso ci fa un po' preoccupare" e per quanto riguarda l'ospedale in Fiera, "non è mai stato chiuso, è lì pronto. Spero di non doverlo rimettere in funzione, spero che rimanga una garanzia di cui non avremo bisogno. Pero' l'ospedale e' pronto". Per quanto riguarda infine la didattica a distanza: "Ne abbiamo parlato con il ministro Azzolina e ha dichiarato di essere contraria, ma invece e' disponibile a prevedere una differenziazione degli orari di ingresso e di inizio delle singole lezioni, per fare in modo che non ci siano dei picchi". "Non abbiamo chiesto formalmente la didattica a distanza, l'avevamo chiesta come Regioni. Pero' ora siamo piu' interessati ad ascoltare questo discorso sulla differenziazione degli orari".

Pregliasco: "Situazione a rischio ma sotto controllo"

A pensarla come Fontana è il virologo dell'Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, che ha chiarito: "In questo momento non ci sono le condizioni per un lockdown di Milano. Quando ho fatto questa ipotesi ho voluto immaginare degli scenari che possono essere anche pesanti".  "La città - ha spiegato a Sky Tg24 - ha una densità di popolazione elevatissima, contesti abitativi molto di vicinanza, tantissime attività lavorative e una metropolitana che purtroppo è sotto il livello necessario e dovrebbe essere incrementata. C'è una situazione a rischio, ma ad oggi sotto controllo. Rimango ottimista - ha sottolineato - ma prepariamoci comunque a scenari che potrebbero essere negativi".

Spada: "Preoccupato, dipende tutto da noi"

Preoccupato Paolo Spada, chirurgo vascolare dell'Humanitas Research Hospital. "Il problema - ha dello dalla pagina social 'Pillole di ottimismo' - è che di questo passo nulla ci impedisce di pensare che nel volgere di qualche settimana ci si ritrovi daccapo con una situazione del tutto ingestibile". "Quanto si potesse fare per evitare che accadesse, e non è stato fatto, l'abbiamo segnalato talmente tante volte nelle settimane e nei mesi scorsi che non ci sembra utile, e forse nemmeno di buon gusto, ribadirlo adesso, tanto più che il tempo perso non ritorna - ha aggiunto - Ci pare invece più opportuno rinnovare le speranze che i peggiori scenari non si realizzino, mantenendo nervi saldi e senso della concretezza: dipende ancora moltissimo da tutti noi".

Gismondo: "Tecnici diano dati, non ricette politiche"

Parla di responsabilità anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano: "Nella lotta contro Covid-19 è il momento della responsabilità di tutti. Noi esperti sui quali si polarizza l'attenzione mediatica abbiamo un compito molto importante: dare poche indicazioni, la verità dei dati, senza cedere a interpretazioni personali con eccesso di pessimismo o ottimismo. E' un nostro dovere deontologico, nella consapevolezza che da tecnici non possiamo suggerire soluzioni politiche dalle conseguenze incalcolabili, che debbono tener conto di molti fattori, oltre che della scienza".

Bruno: "Esseri duri ora o Italia come Francia e Spagna"

Spera i nuove misure anti Covid Raffaele Bruno, direttore dell'Unità operativa complessa Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia: "Se continuiamo con questi numeri e non si fa niente per bloccarlo, il nostro destino è arrivare ai dati che vediamo in Spagna e Francia". E ha spiegato: "Quello che vorrei dire è che, al di là di quelle che saranno le misure, è importante prenderle ora per non arrivare a una situazione in cui gestiremmo male l'arrivo dei pazienti in ospedale. In questo momento ci giochiamo tanto: ci giochiamo il futuro dei prossimi mesi. A mio avviso bisogna essere duri adesso che è in crescita e non aspettare di essere duri quando già gli eventi biologici si saranno consumati".

17 decessi e 99 ricoveri in un giorno

Se i contagi aumentano, la situazione non cambia per il numero dei morti e dei ricoveri. Il focus sui dati dei decessi segna oggi il superamento della soglia dei 17mila decessi totali: 17.011, dei quali 17 soltanto ieri. Un dato a due cifre mai raggiunto nel mese di ottobre. I decessi ufficiali per Covid 19, in Lombardia, erano 15.974 il 28 maggio. La soglia dei 16.801 era stata raggiunta il 24 luglio: quasi tre mesi per raggiungere altri 200 vittime. In sostanza, l’estate è costata mille vite. Un tributo che non si è arrestato, pur arrivando stabilmente sotto le 10 unità giornaliere, neppure nei mesi “tranquilli“ dell’estate. E il trend delle terapie intensive intanto si rivela in crescita. A inizio ottobre i malati gravi ricoverati nelle varie strutture della regione erano 34. Quasi il doppio del periodo più caldo. Nell’arco di 14 giorni si è arrivati alla soglia dei 64. Trenta persone in più, pari a un aumento medio di 2 persone al giorno. Per quanto riguarda i ricoverati nei reparti ordinari, 1° ottobre il totale era 298. Nell’arco di due settimane la crescita è di 347 unità. E novantanove in più sono arrivate nell’arco delle ultime ventiquattr’ore