Lago di Como: mancano camerieri e baristi. Ecco come risolvere la carenza

Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina e presidente di Anci Lombardia, lancia una proposta in vista della stagione turistica

Aperitivo sul lago di Como (Archivio)

Aperitivo sul lago di Como (Archivio)

Como – Nella Lariowood degli hotel e dei ristoranti da sogno è diventato più facile trovare un vip in vacanza che un cameriere o un barista al lavoro, soprattutto se il contratto proposto è quello di stagionale. La colpa non è del reddito di cittadinanza né della presunta scarsa propensione al sacrificio delle nuove generazioni, in questo caso a determinare la scelta dei lavoratori è la concorrenza con la vicina Svizzera dove le paghe sono notevolmente migliori.

Timori per la stagione turistica

Così alla vigilia della nuova stagione turistica che entrerà nel vivo già a partire dal lungo ponte di Pasqua, grazie all’arrivo di migliaia di turisti dalla Germania, la Francia e il Nord Europa tanti alberghi e ristoranti sono già in allarme. Ha pensato loro Mauro Guerra che oltre a essere il presidente di Anci Lombardia è anche il sindaco di Tremezzina, uno tra i centri turistici più importanti del Lario, con una lettera aperta inviata a parti sociali, organizzazioni di categoria e parlamentari per ottenere paghe migliori e più garanzie a favore dei lavoratori, in cambio di sgravi fiscali per chi opererà assunzioni a lungo termine.

Manca il personale 

"La crescita dei flussi e della domanda turistica sul lago di Como hanno assunto dimensioni imponenti - spiega - Che richiedono quindi una accelerazione delle capacità del nostro territorio di dare risposte adeguate. Se non ce la facessimo rischiamo di giocarci la prospettiva. Insieme a quello dei servizi della mobilità uno dei temi più caldi è quello della carenza di personale. Le bacheche social e le chiacchierate, formali e informali, con gli operatori del settore pullulano di ricerche di personale. Questione generale e da noi, fra l’altro, aggravata dalle enormi differenze salariali con la Svizzera che sottrae manodopera, a tutti i livelli e per tutte le qualifiche".

Le cifre sul Lario

Sul fronte occupazionale il comparto del turismo lariano occupa quasi 26.200 addetti, pari al 9% del totale della forza lavoro impiegata in loco contro il 7,7% della Lombardia. Quelli delle aziende comasche sono 17.500 circa (pari al 9,6% del totale provinciale) mentre le imprese lecchesi occupano oltre 8.600 persone (8%). Rispetto al 2016, il numero dei lavoratori lariani è cresciuto del 23,5%, pari a quasi 5.000 unità. Como è al secondo posto nella graduatoria regionale dopo Sondrio per quota di addetti del comparto turistico rispetto al totale provinciale.

La proposta

“Propongo di lavorare a definire un regime per il quale alle imprese e aziende che trasformano una o più assunzioni stagionali in assunzioni annuali sia riconosciuta una riduzione degli oneri contributivi nella misura della Naspi, che lo Stato così non dovrebbe versare, utilizzando invece quelle risorse per garantire la contribuzione integrale ai lavoratori - la proposta di Guerra - Niente oneri in più per il bilancio dello Stato, che anzi guadagnerebbe dal maggior gettito fiscale derivante dallo sviluppo annuale dell’economia turistica. Minori costi per gli imprenditori, così incentivati a prolungare l’attività. Soprattutto più reddito, più stabilità e sicurezza dell’occupazione per le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie, e una chance in più perché scelgano di restare a lavorare nel nostro territorio. Fidelizzandone il rapporto con i nostri operatori. Salari adeguati e stabilità occupazionale parlano di diritti salvaguardati, di qualità del lavoro e di una economia che cresce in modo equo e sostenibile".