Violenza sessuale di gruppo su due minorenni, a Menaggio tutti sapevano

Ora in molti difendono i quattro giovani accusati di violenza di gruppo

Violenza su minorenne

Violenza su minorenne

Menaggio (Como) 1 settembre 2018 -  Per chi li conosce bene non sono dei mostri, al contrario bravi ragazzi al massimo un po’ guasconi. «Ma chi non lo è stato a vent’anni?». Tutti o quasi, ma in pochi si sono dovuti difendere dall’accusa di una violenza sessuale di gruppo, accusati per una serata che per loro non ha avuto nulla di strano. Da un lato ci sono le due ragazze diciassettenni che descrivono le violenze subite, a turno, nel buio della notte su una spiaggia in riva al lago, dall’altro i tre ragazzi talmente tranquilli da scherzare addirittura sopra quanto era accaduto, nei giorni successivi, fino ad arrivare a vantarsi delle loro conquiste. D

ue versioni completamente discordanti su cui dovrà fare piena luce nei prossimi mesi il Tribunale di Como. Nell’attesa non resta che rimettersi alla procura che di ombre in questa storiaccia ne ha viste ben poche, tanto da decidere di procedere con l’arresto dei tre che ora si trovano al Bassone e sono in attesa dell’interrogatorio di convalida che avverrà nella giornata di lunedì. Quelli che la loro sentenza irrevocabile l’hanno già emessa sono i social, accompagnandola dai peggiori insulti e minacce nei confronti dell’unico dei tre giovani di cui si conosce il nome, il malenco Nicholas Pedrotti la cui pagina Facebook è stata presa di mira da centinaia di leoni da tastiera.

Tutto è successo la notte dell’8 agosto, in un bar sul lungolago. A festeggiare seduti a un tavolo i quattro giovani, tutti ventenni, che si erano ritrovati per il compleanno di uno di loro dopo una giornata di lavoro trascorsa al lido. C’erano Nicholas, il bello del gruppo e probabilmente il più brillante con le ragazze, impiegato da due anni come barman dietro il bancone del lido di Menaggio, poi altri due amici e colleghi di lavoro, entrambi camerieri, uno di nazionalità albanese e l’altro etiope. Il quarto giovane, moldavo>, al lido c’era venuto in vacanza ospite della sorella che invece lavorava nella struttura. Si sa come vanno queste serate: tante risate, battute e soprattutto tanti brindisi. Così poco a poco il tavolo di quei quattro ragazzi, così chiassosi e sorridenti, è diventato l’attrazione del locale. Li hanno notati in tanti, ma ad accettare il loro invito a sedersi sono state due ragazze diciassettenni di un paese comasco, le quali, dopo aver fatto gli auguri al festeggiato, si sono viste offrire un flute di vino. La serata è proseguita ancora a lungo nel locale, poi  alle due giovani  è stato offerto un passaggio in auto per tornare a casa. E' a quel punto che la festa si sarebbe trasformata in dramma:  anziché verso il centro abitato i giovani si sono diretti verso una spiaggia isolata e quando le giovani se ne sono accorte era ormai troppo tardi. Divise, anche se a pochi passi l’una dall’altra, hanno subito la violenza del branco. Questo almeno secondo la loro versione, i ragazzi infatti almeno nei giorni successivi avrebbero dato agli amici una versione ben diversa: ci sarebbero stati dei rapporti sessuali, ma pienamente consenzienti e soprattutto non di gruppo.

«Ricordo quando sono venuti qui alcuni giorni dopo i carabinieri, erano tutti e tre tranquilli tanto è vero che nessuno di loro si è preso l’avvocato». All’appello manca il giovane moldavo, tornato in patria il 10 agosto. «Ma non perché voleva fuggire, la sua vacanza era finita e voleva tornare a casa».

Una brutta storia piena di luci e di ombre che toccherà alla magistratura sbrogliare. «Anche noi siamo in attesa di sapere cos’è accaduto, Menaggio è un paese tranquillo e questo tipo di violenze sono quanto di più lontano dallo spirito della nostra comunità – spiega il sindaco, Michele Spaggiari –. Esprimiamo la nostra più viva solidarietà a queste due ragazze che hanno subito una violenza ingiustificabile. Ci auguriamo che la magistratura punisca le persone che si sono macchiate di questo reato così infamante che getta discredito su paese come il nostro che vive e lavora per il turismo». Adesso toccherà ai giudici cercare di sbrogliare la matassa e stabilire il confine tra il sesso e la violenza.