Viadotto dei Lavatoi, la perizia boccia il Comune

L'esperto del tribunale: "Palazzo Cernezzi non ha mai fatto le ispezioni periodiche".

Il viadotto dei Lavatoi

Il viadotto dei Lavatoi

Como, 3 agosto 2019 - «Se il Comune di Como avesse provveduto alle ispezioni periodiche obbligatorie, si sarebbe accorto in tempi brevissimi dei vizi e quindi avrebbe potuto da un lato verificare la convenienza tecnico-economica di un consolidamento, dall’altro evitare di mantenere in esercizio per lunghi anni un’opera, potenzialmente molto pericolosa, con la nota conseguenza di aver da tempo inibito il passaggio del traffico pesante». Un giudizio che emerge dalla perizia sul Viadotto dei Lavatoi, commissionata il 18 aprile dello scorso anno dall’allora Presidente del Tribunale di Como, Anna Introini, agli ingegneri Fabrizio Mario Vinardi e Bernardino Chiaia.

Il documento è stato depositato ora, nell’ambito del procedimento promosso dal Comune di Como, chiedendo l’accertamento di eventuali responsabilità per i cedimenti dell’opera. Secondo i periti, «Gli interventi effettuati nel 2009 e nel 2017 non possono ritenersi risolutivi della problematica in atto», ma al contrario risulterebbe necessario un «ricalcolo delle strutture, anche alla luce delle normative attuali, la sostituzione di tutti gli apparecchi di appoggio e una eventuale progettazione degli interventi di consolidamento». Tuttavia «La rarefatta attività di ispezione del Viadotto per ben 14 anni – dicono i periti - insieme all’assenza del Piano di Manutenzione, rappresenta una mancanza da parte del Comune di Como, circostanza che, inoltre, rende impossibile individuare la data di insorgenza delle problematiche degli appoggi che potrebbero anche essere di vecchia o vecchissima origine». Arrivando, al termine dell’analisi, a quantificare in 970mila euro i costi per il ripristino dell’opera.