"Una condanna giusta Ma Laura non ha rimorsi"

La Corte d’Assise d’appello ha confermato trent’anni alla Taroni per omicidio . La cognata Gabriella Guerra: "Il nostro dolore continuerà per sempre"

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di Gabriele Moroni

Ha perduto il padre Luciano e il fratello Massimo. Da cinque anni non vede i due nipoti, figli di Massimo e Laura Taroni, che oggi hanno tredici e quindici anni e stanno crescendo in una comunità. Gabriella Guerra continua a vivere con il marito nella grande casa di Lomazzo, accanto a quella che era l’azienda agricola di famiglia. "Per me - dice Gabriella - ogni udienza, ogni fase processuale, significa rivivere il dolore che ci ha colpito. La condanna che è stata confermata in appello a Laura Taroni è giusta. Purtroppo per noi non allevia una sofferenza che non avrà mai fine. Perché Laura Taroni è riuscita a distruggere tutto quello che avevamo, a distruggere. la nostra famiglia e tutto quello che in tanti anni di sacrifici eravamo riusciti a costruire. Ci rendiamo conto che una cosa è la giustizia, la giustizia umana, un’altra è la tragedia irreparabile che si è abbattuta su di noi". La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato la condanna della Taroni a trent’anni di reclusione per l’omicidio del marito Massimo e della madre Maria Rita Clerici. L’ex infermiera di Lomazzo si era rivolta ai giudici con un messaggio. "La donna descritta nei fatti fatti non esiste più", era una delle frasi. Gabriella Guerra non crede alla "nuova" Laura Taroni. "Mi ha colpito ancora una volta, leggendo le dichiarazioni di Laura Taroni, la mancanza totale di rimorso, neanche mezza parola sui suoi parenti. Ho avuto troppa fiducia in Laura così profondamente tradita per credere alle sue parole". Luisa Scarrone, penalista di Como, è il legale di Gabriella e della madre Maria Pia Florian. Con quello professionale è nato negli anni anche un rapporto di amicizia. "Le mie assistite sono comprensibilmente provate, esauste per il percorso giudiziale, articolato e complesso. Lo sono perché, finché non si metterà la parola fine a questa vicenda, non riusciranno a elaborare in pace l’accaduto e ad accettare che per mano di Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga nelle loro vite si è creata una frattura, il loro mondo di prima, con la famiglia unita e l’attività agricola familiare, e quello che hanno ora o meglio quello che non hanno più. Non è esagerato dire che hanno perso tutto. Sotto questo aspetto la vicenda processuale ha potuto recepire solo parzialmente quello che è loro accaduto. Anche se niente e nessuno potrà mai riportare serenità e gioia nelle loro vite, mi auguro che possano trovare la giusta riparazione che meritano, anche nel processo che vede imputati Cazzaniga, i medici che lo hanno coperto e l’Ospedale di Saronno, come responsabile civile. All’interno dell’ospedale tutti sapevano e nessuno ha fatto nulla per fermare la coppia Taroni-Cazzaniga. C’è stata anzi una impressionante operazione di insabbiamento, connotata da una omertà spaventosa". Il processo a Leonardo Cazzaniga riprenderà il 23 febbraio davanti alla prima Corte d’Assise d’appello. L’ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno deve rispondere degli omicidi di dieci pazienti in corsia e delle morti di Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente marito e suocero di Laura Taroni, all’epoca sua compagna.