Como, Ticosa: alla fine la bonifica costerà 11 milioni di euro

L'ex assessore Magatti: "Uno spreco, doveva pagare la Regione"

L'area dell'ex Ticosa

L'area dell'ex Ticosa

Como, 27 agosto 2019 - Alla fine della bonifica, se tutto va bene tra un paio d’anni, sarà costato oltre 11 milioni di euro ripulire dall’amianto e le altre sostanze tossiche l’area dell’ex-Ticosa. Soldi ben spesi secondo il sindaco Mario Landriscina, che ha rinvendicato l’impegno di riconsegnare alla città un’area completamente risanata, uno spreco per l’ex-assessore Bruno Magatti che proprio alla bonifica della Ticosa ha dedicato buona parte del suo mandato.

«Nessuno si è preso la briga di comunicare l’unica vera notizia, ovvero la certificazione di avvenuta bonifica che finalmente dopo anni la Provincia ha prodotto per tutti i lavori da noi completati nel 2015, e che valgono quasi 90% di tutta l’area – spiega - Non una parola è stata spesa per sottolineare come l’enorme costo aggiuntivo che ora si rende necessario per pulire la relativamente piccola area residua della cella 3». Un porzione relativamente piccola in termini di dimensioni, ma estremamente costosa dal punto di vista delle operazioni di bonifica visto che sarà necessario rimuovere migliaia di metri cubi di terreno scendendo fino a una profondità di due metri. «Si tratta di un clamoroso errore di progettazione fatto nel 2007, quando la città era amministrata dalla Giunta Bruni, messo a nudo dal settore ambiente guidato da me e dall’ingegner Baccaro quando, invece di procedere a oltranza ci fermammo e, disponemmo una nuova caratterizzazione dell’area attigua alla cella 3. Fu così che portammo alla luce ciò che nessuno aveva visto, ovvero la presenza in quel terreno di un’enorme quantità di materiale contenente amianto sepolta con altri detriti.

Ci sono voluti più di due anni per arrivare a decidere di portare a compimento ciò che con l’amministrazione precedente si era già avviato». Errore costato molto caro alle tasche dei comaschi, come spiega lo stesso Magatti. «Fu sottostimato quello che c’era sotto terra e i relativi costi di bonifica. Se non fosse stato fatto questo errore si sarebbe capito quali sarebbero stati i costi e si sarebbe potuto chiedere che la bonifica fosse riconosciuta di livello sovracomunale e quindi affidata e pagata da regione Lombardia».