ROBERTO CANALI
Cronaca

Migranti a Como, il sindaco conferma la linea dura: non si dorme a San Francesco

E’ ufficiale la barriera per allontanare chi dorme. Ma il Canton Ticino “apre”, oltre confine si formano specialisti della migrazione

L’ex chiesa di San Francesco dove dormono diversi senzatetto Il Comune metterà un cancello

Como, 14 giugno 2023 – Pochi chilometri di distanza e un confine di mezzo possono fare la differenza quando si è un migrante. A Como, anche con un permesso di soggiorno in tasca, a maggior ragione per chi è in attesa o del tutto irregolare, il rischio di cadere nell’emarginazione è più che reale.

E con l’approvazione dell’ultima variazione di bilancio da parte della lista Rapinese Sindaco (contrari tutti gli altri gruppi), è diventata ufficiale pure la linea dura del sindaco per allontanare coloro che dormono sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco, molti dei quali stranieri rimasti bloccati nel viaggio verso il Nord Europa.

"Avere un permesso di soggiorno e un lavoro non garantisce la possibilità di accedere a una casa - denuncia l’associazione Refugees Welcome Italia -. E senza una casa, senza un luogo in cui dormire, lavarsi e riposarsi è difficile, quasi impossibile, mantenere un lavoro. Per molti giovani migranti un posto in un dormitorio o in situazioni di cohousing rappresenta un passaggio necessario in un percorso di integrazione che ha come obiettivo la piena autonomia".

In Canton Ticino invece si formano “Specialisti della migrazione“ certificati attraverso un esame federale per sostenere le organizzazioni pubbliche e private impegnate nell’accoglienza, il sostegno e l’accompagnamento e dell’integrazione di persone migranti. I partecipanti al corso "acquisiscono, sviluppano e rafforzano le competenze di base necessarie a consigliare, accompagnare e assistere persone con un passato migratorio nell’organizzare la propria vita quotidiana dal momento del loro arrivo in Svizzera alla partecipazione sociale".

Una risorsa anche dal punto di vista economico da formare e inserire, una volta terminato il percorso di legalizzazione, all’interno del sistema economico del Canton Ticino che da sempre è basato sulla manodopera degli stranieri. Così mentre al di là del confine gli immigrati sono una risorsa, al di qua, nella città capoluogo che ha assegnato la benemerenza dell’Abbondino d’oro alla memoria di don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi, che dava assistenza agli emarginati della città ed è stato definito da Papa Francesco "Testimone della carità verso i più poveri", coloro che vivono ai margini sono considerati un problema, forse perché sono troppo spesso abbandonati a se stessi e così finiscono per perdersi.