Sradica una transenna e la lancia sui binari, pachistano a processo

Sradica una transenna e la lancia sui binari, pachistano a processo

Sradica una transenna e la lancia sui binari, pachistano a processo

Una transenna da cantiere lanciata sui binari della stazione di San Giovanni, treni deviati e momenti di pericolo per la circolazione dei convogli. Tutto a causa del gesto compiuto mercoledì pomeriggio da Ahmed Junaid, pakistano di 29 anni richiedente asilo in Svizzera, arrestato dalla Polizia ferroviaria.

Senza alcun apparente motivo, l’uomo ha raggiunto uno dei cantieri aperti per i lavori di adeguamento delle altezze della banchine, dove ha sradicato una transenna in metallo con il basamento di cemento per poi lanciarli sul binario 2. I responsabili della stazione si sono accorti subito dell’ingombro catapultato sulla sede di marcia dei treni e hanno quindi dirottato i convogli in arrivo su un altro binario, evitando un incidente certo.

Nel frattempo è stata avvisata la Polizia ferroviaria, che è arrivata in stazione e ha subito individuato il 29enne, che è stato fermato e portato negli uffici. Ma l’uomo ha dato in escandescenze e aggredito con calci e pugni gli agenti, uno dei quali è rimasto ferito al ginocchio ed è stato medicato in ospedale, per poi scagliarsi contro il vetro dell’anticamera colpendolo con una serie di testate. È stato quindi arrestato in flagranza di reato su disposizione del magistrato di turno della Procura di Como, Mariano Fadda, che ha accusato Junaid di danneggiamento aggravato, attentato alla sicurezza dei trasporti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.

Al 29enne è stato inoltre contestato l’ingresso illegale in Italia, in quanto è risultato che l’uomo risiede in Svizzera dove è in attesa dell’esito di una richiesta di asilo politico, senza alcun permesso per sconfinare e abbandonare il suolo elvetico. Ieri mattina è stato processato per direttissima, dove ha deciso di patteggiare un anno di reclusione in continuazione per tutte le imputazioni. Sarà quindi riconsegnato alle autorità svizzere.

Paola Pioppi