
La notte tra il 20 e 21 dicembre 2016, erano stati sparati otto colpi di pistola contro l’ingresso del capannone dell’officina meccanica Valtorta, in via Borghi a Cucciago. Un episodio per il quale ieri Paolo Albanese, 72 anni di Cucciago, è stato condannato a un anno di reclusione, in continuazione con i 9 già definitivi per precedenti rapine. A lui i carabinieri di Cantù erano arrivati attraverso una serie di elementi indiziari, che il pubblico ministero Giuseppe Rose, ha messo in fila per sostenere l’accusa di danneggiamento aggravato e porto di arma in luogo pubblico. Fin da subito, le telecamere della zona, avevano mostrato l’arrivo di una Fiat 126 Personal azzurra, da cui erano scesi due uomini: Albanese, ben conosciuto ai militari, era stato subito individuato, nonostante la qualità abbastanza bassa delle riprese, ma non il complice. La stessa macchina ripresa dai video, di cui non si vedeva la targa, era identica a quella in uso alla moglie di Albanese. Inoltre erano stati repertati i bossoli calibro 9 corto trovati a terra, analizzati dai Ris e comparati con le armi trovate il 22 febbraio successivo, quando Albanese era stato arrestato assieme a Michele Bellaviti, 75 anni di Mariano Comense, complici - assieme ad altri - di una rapina commessa a un portavalori della Bartolini a Lurate Caccivio a novembre 2016, e in una villa di Novedrate a gennaio 2017.
Colpi per i quali Albanese è stato condannato a 9 anni di carcere, che sta scontando: le armi trovate a casa di Bellaviti, compreso un silenziatore artigianale, sono state ritenute compatibili con i bossoli della pistola usata per sparare contro il capannone di Cucciago. Infine a casa di Albanese erano stati trovati dai carabinieri anche feltrini identici a quelli del silenziatore trovato a casa di Bellaviti. Ieri Albanese, difeso dall’avvocato Rachele Viganò, si è difeso: "Quei colpi di pistola – ha detto – credo che siano stati un dispetto fatto da qualcuno della loro famiglia. Io non c’entro, non avevo motivo per fare quella cosa, ero loro cliente e con me si sono sempre comportati bene. Il giorno dopo il titolare mi aveva detto che gli avevano sparato, ho pensato che fosse stato qualche cretino". Albanese ha inoltre aggiunto che nei giorni precedenti gli aveva chiesto di tornire alcune rondelle "per il fucile da caccia – ha specificato – ma loro non me lo hanno voluto fare, mi hanno detto che non avevano il macchinario adatto, e mi sono arrangiato diversamente". Paola Pioppi