PAOLA PIOPPI
Cronaca

Riceveva i clienti nel suo ufficio in pieno centro storico a Como

La prima volta era stato arrestato nel 2010, quando i carabinieri avevano indagato su quel ragioniere in pensione di...

La prima volta era stato arrestato nel 2010, quando i carabinieri avevano indagato su quel ragioniere in pensione di Laglio, che riceveva i clienti in un ufficio di via Volta a Como, pieno centro storico. Prestava e riceveva denaro con modi educati e gentili, la disponibilità ad andare sempre incontro ai suoi debitori, posticipando il saldo delle rate o ritirando le loro proprietà immobiliari per tamponare l’assenza di liquidità. Capace, credeva, di fare calcoli attenti per rimanere al di sotto di quel tasso di guadagno del 22 per cento, oltre il quale il reato di esercizio abusivo del credito diventa più grave e sfocia nell’usura. Ma aveva sbagliato, andando incontro a nove contestazioni di esercizio abusivo del credito, e otto di usura. Aveva patteggiato un anno e mezzo, ma nel frattempo era stato coinvolto in una indagine dei carabinieri del Nucleo di Tutela Culturale di Monza, su un traffico di opere d’arte e reperti archeologici di grande pregio: Panfili, collezionista appassionato, aveva in casa una trentina di opere tutte provento di furto, ma era stato prosciolto per intervenuta prescrizione.

Un’accusa in concorso con il comasco Paolo Barrasso, successivamente coinvolto con lui anche nell’indagine del 2020 su un giro di usura ed esercizio abusivo della professione finanziaria: questa volta il patteggiamento era salito a 5 anni, mentre la moglie Franca Ribuffo aveva avuto 2 anni di applicazione pena, e un anno e 4 mesi a testa le due figlie, Biancaelena e Chiara, anche loro finite sotto la lente della Guardia di finanza nel ricostruire le modalità di arricchimento di Panfili.

Pa.Pi.