
di Paola Pioppi
Il pomeriggio del 18 gennaio scorso, un pezzo del cornicione esterno del condominio "Gli Archi", all’angolo tra via Ceresio e via Prati, si era staccato. I calcinacci avevano colpito una ragazzina di 17 anni di Menaggio, che assieme alla madre stava uscendo da un negozio sottostante. Le conseguenze erano state drammatiche: frattura di un braccio e di entrambi i femori, lesione del tendine delle coscia, fratture multiple alla colonna vertebrale. La sua prognosi, al momento, ha raggiunto i 194 giorni, durante i quali è stata anche costretta a portare un corsetto dorsale. Ora, all’esito di una consulenza ingegneristica, il sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini all’amministratore del condominio, Cristina Vanini, 44 anni di Porlezza, indagata con le ipotesi di reato di lesioni colpose e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina. La ragazzina era stata colpita da una pioggia di sassi nel momento esatto in cui usciva sul marciapiede, caduti da una decina di metri d’altezza, mentre la madre, che era accanto a lei, era stata solo sfiorata. L’elisoccorso l’aveva trasportata in fin di vita all’ospedale milanese di Niguarda, dove era iniziato il suo lunghissimo percorso di guarigione. Nel frattempo la Procura, per ricostruire le cause di quell’incidente, aveva affidato una consulenza a due ingegneri – i milanesi Giovanni Contini e Roberto Maccabruni - incaricati di capire cosa avesse provocato il distacco improvviso e ampio di quel tratto di sottotetto. Secondo la conclusione dei due professionisti, si sarebbero verificate omissioni nel compimento degli atti conservativi dell’edificio, e in particolare nella mancata rimozione della gronda del tetto condominiale, risultata deperita, che aveva provocato il crollo del cornicione. L’amministratrice condominiale, fin dal 2013 incaricata della gestione del palazzo di via Ceresio, è inoltre accusata di omissione nel compiere gli atti conservativi e di garantire la sicurezza dell’edificio rimuovendone i pericoli, condotta che costituisce un reato a se stante. Ora l’indagata ha tempo venti giorni per presentare elementi a sua difesa, o per farsi interrogare dal magistrato e fornire una sua versione delle contestazioni che gli vengono mosse.